Svizzera Gli analisti tornano a essere più fiduciosi sulla congiuntura elvetica

hm, ats

29.9.2021 - 11:00

Il lavoro non manca.
Il lavoro non manca.
Keystone

Gli analisti finanziari tornano ad essere più fiduciosi riguardo al futuro della congiuntura elvetica, dopo il crollo delle aspettative avvenuto in agosto.

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L'indice sulle prospettive economiche calcolato da Credit Suisse e da CFA Society Switzerland sulla base di un sondaggio fra gli esperti si è attestato in settembre a 25,7 punti, si evince dai dati pubblicati oggi. Rispetto ad agosto (quando vi era stato un crollo di 50,6 punti) vi è stato un aumento di 33,5 punti. Sull'arco del periodo pandemico la curva mostra tre chiari ribassi a V, avvenuti in concomitanza con tre ondate del virus.

Il dato attuale significa, concretamente, che sono tornati più numerosi gli specialisti che nei prossimi sei mesi si aspettano un rafforzamento della dinamica economica di quelli che puntano sull'evoluzione opposta. L'indice era a +8,3 nel gennaio 2020 e – con lo scoppio della pandemia di coronavirus – era crollato a -45,8 nel marzo 2020, per poi risalire nei mesi successivi; nel maggio di quest'anno era stato toccato il valore record di +72,2 punti e ancora in luglio era a +42,8 punti, prima dell'arretramento a -7,8 in agosto.

Tornando al corrente mese di settembre e scendendo nei dettagli, il 48,7% degli interrogati è convinto che nei prossimi sei mesi non vi saranno cambiamenti nella situazione congiunturale, il 38,5% si aspetta un miglioramento e il 12,8% pronostica un peggioramento (valori che determinano poi l'indice complessivo: 38,5 meno 12,8 = 25,7). Rispetto ad agosto calano nettamente i pessimisti (-16,1 punti), aumentano gli ottimisti (+17,4 punti) e si sfoltiscono un po' anche le file di coloro che puntano sullo status quo (-1,3 punti).

Meno positivo, nel confronto mensile, è invece il giudizio sulla situazione attuale, con un indice a 51,3 punti (-9,2 punti). Il miglioramento delle stime per il futuro elvetico si accompagna a un'analisi analoga – ma meno marcata – per l'Eurozona (+26,4 punti a 23,7 punti), Stati Uniti (+23,7 a 7,9 punti) e Cina (+13,3, punti a 5,4 punti).

Rientrando nei confini elvetici aumentano gli esperti che si aspettano un incremento dell'inflazione (+4,1 punti al 43,6%). Una quota non indifferente (33,3%) non prevede però cambiamenti e non pochi (23,1%) scommettono su una contrazione.

I tassi sono attesi fermi nel corto termine (79,5%); quasi nessuno (2,9%) li pensa in calo e solo una minoranza (17,9%) vede all'orizzonte un aumento. Sul lungo termine però il 69,2% ipotizza una progressione: meno consistente è la quota di chi non scorge mutamenti (25,6%) e chi prende in conto una flessione (5,1%).

Il 51,3% degli interrogati prevede inoltre una progressione dell'indice di borsa SMI, mentre il 30,8% punta su valori stabili e il 17,9% su una flessione. Riguardo ai cambi, il 44,7% del campione ritiene che non vi saranno cambiamenti nel corso euro/franco, il 34,2% si aspetta un indebolimento del franco e il 21,1% un rafforzamento. Sul fronte della disoccupazione il 10,5% vede una crescita dei senza lavoro, il 55,3% una stagnazione e il 34,2% un calo.

Al sondaggio, effettuato fra il 16 e il 23 settembre, hanno partecipato 39 analisti.