Prospettive Analisti vedono la fine della ripresa elvetica, crolla la fiducia

hm, ats

25.8.2021 - 12:28

La fase di rilancio potrebbe concludersi presto.
La fase di rilancio potrebbe concludersi presto.
Keystone

Dopo il folgorante rilancio post-Covid crolla la fiducia sul futuro della congiuntura svizzera: gli analisti finanziari vedono la fine della ripresa.

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L'indice sulle prospettive economiche calcolato da Credit Suisse e da CFA Society Switzerland sulla base di un sondaggio fra gli esperti si è attestato in agosto a -7,8 punti, si evince dai dati pubblicati oggi. Rispetto a luglio vi è stato uno spettacolare arretramento di 50,6 punti.

Concretamente questo significa che ora sono più numerosi gli specialisti che nei prossimi sei mesi si aspettano un indebolimento della dinamica economica di quelli che puntano sull'evoluzione opposta. L'indice era a +8,3 nel gennaio 2020 e – con lo scoppio della pandemia di coronavirus – era crollato a -45,8 nel marzo 2020, per poi risalire nei mesi successivi; nel maggio di quest'anno era stato toccato il valore record di +72,2 punti e ancora in luglio era a +42,8 punti.

Tornando al corrente mese di agosto e scendendo nei dettagli, il 50,0% degli interrogati è convinto che nei prossimi sei mesi non vi saranno cambiamenti nella situazione congiunturale, il 21,1% si aspetta un miglioramento e il 28,9% pronostica un peggioramento (valori che determinano poi l'indice complessivo: 21,1 meno 28,9 = -7,8). Rispetto a luglio calano nettamente gli ottimisti (-30,3 punti), aumentano sensibilmente i pessimisti (+20,3 punti) e si infoltiscono anche le file di coloro che puntano sullo status quo (+10,0 punti).

Un crollo dell'indicatore di oltre 50 punti in un mese è del tutto straordinario: si era verificato in passato solo al momento dell'abolizione della soglia minima di cambio praticata dalla Banca nazionale (2015) e, l'anno scorso, all'inizio della pandemia di coronavirus. Le situazioni non sono però per nulla simili, mettono in guardia gli esperti di Credit Suisse e CFA. Gli analisti – viene fatto notare – prevedono certo un deterioramento dello slancio economico nella prossima metà d'anno, ma questo avviene dopo una brillante ripresa, che era destinata prima o poi a finire. Questa fine sta comunque arrivando prima e in modo più deciso di quanto gli ultimi sondaggi avessero indicato.

A pesare è fra l'altro la crescente incertezza geopolitica, dopo il ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan. Ma secondo gli estensori del sondaggio la ragione principale della tendenza in atto è probabilmente da ricercare nella rinascita della pandemia negli Stati Uniti e in Asia, che potrebbe esacerbare la situazione già tesa delle catene di approvvigionamento.

Tornando agli stretti dati del sondaggio, più positivo, nel confronto mensile, è invece il giudizio sulla situazione attuale, con un indice a 60,5 punti (+23,3 punti). Il peggioramento delle stime per il futuro elvetico si accompagna per contro a un'analisi analoga – ma meno marcata – per l'Eurozona (-42,7 punti a -2,7 punti), Stati Uniti (-24,4 a -15,8 punti) e Cina (-19,7 punti a -7,9 punti).

Rientrando nei confini elvetici diminuiscono gli esperti che si aspettano un incremento dell'inflazione (-29,1 punti al 39,5%). La stessa quota (39,5%) non prevede però cambiamenti e non pochi (21,1%) scommettono su una contrazione.

I tassi sono attesi fermi nel corto termine (78,4%); nessuno li pensa in calo e solo una minoranza (21,6%) vede all'orizzonte un aumento. Sul lungo termine però il 62,2% ipotizza una progressione: meno consistente è la quota di chi non scorge mutamenti (35,1%) e quasi nessuno (2,7%) prende in conto una flessione.

Il 47,2% degli interrogati prevede inoltre una progressione dell'indice di borsa SMI, mentre il 38,9% punta su valori stabili e il 13,9% su una flessione. Riguardo ai cambi, il 50,0% del campione ritiene che non vi saranno cambiamenti nel corso euro/franco, il 25,0% si aspetta un indebolimento del franco e un identico 25,0% un rafforzamento. Sul fronte della disoccupazione il 17,1% vede una crescita dei senza lavoro, il 51,4% una stagnazione e il 31,4% un calo.

Al sondaggio, effettuato fra il 12 e il 19 agosto, hanno partecipato 38 analisti.