Finanza BPDG: un azionista accusa Fulvio Pelli di un «errore strategico»

ATS

18.2.2020 - 12:19

Una serie di avvertimenti sugli utili e il deludente andamento dell'azione in borsa sta mettendo sotto pressione Banque Profil de Gestion (BPDG), banca privata ginevrina che ha come presidente del consiglio di amministrazione il politico ticinese Fulvio Pelli.

Un grande azionista chiede un riorientamento strategico dell'azienda. In una lettera all'ex presidente del PLR, di cui l'agenzia Awp ha preso conoscenza, Symphony Family Office – società finanziaria con sede a Sion che controlla il 15,9% dell'istituto, da parte sua di proprietà per oltre il 60% dell'italiana Banca Profilo – critica in particolare l'acquisizione del gestore patrimoniale ginevrino Dynagest, avvenuta nell'estate 2018. Un «errore strategico», sostiene Symphony, perché da allora – a causa di ammortamenti e costi di integrazione – BPDG è in perdita e il corso dell'azione si è dimezzato.

Proposta la creazione di un comitato indipendente

Nella lettera a Pelli l'azienda vallesana invita i vertici della banca a stabilizzare la società e a riportarla sul cammino di crescita. Al momento della presentazione dei risultati annuali, il prossimo 10 marzo, è inoltre attesa la diffusione di una strategia completamente rinnovata.

Per rimettere in carreggiata la società Symphony propone la creazione di un comitato strategico indipendente che raggruppi gli attuali azionisti. L'impresa di Sion critica l'acquisizione di Dynagest, ma si è astenuta inizialmente dal commentare l'operazione volendo prestare fede alla richiesta della dirigenza di BPDG di aspettare 18 mesi per valutare gli effetti della fusione.

Nel mirino della Commissione federale delle banche

Banque Profil de Gestion è quotata alla borsa elvetica dal 1997. All'epoca l'istituto si chiamava Société Financière Privée, poi Société Bancaire Privée (SBP) in seguito all'ottenimento di una licenza bancaria dal 2003.

Nel 2007 era passata nell'orbita di Banca Profilo, dopo che era finita per irregolarità nel mirino della Commissione federale delle banche. Due anni più tardi aveva cambiato ragione sociale.

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