Nel 2023Le banche svizzere hanno guadagnato di più e i profitti saliranno ancora
hm, ats
11.1.2024 - 15:00
Per le banche il 2023 si è chiuso con profitti in crescita e anche le prospettive a corto e a lungo termine sono positive: lo rivela un'indagine condotta dalla società di consulenza EY, giunta alla 14esima edizione.
Keystone-SDA, hm, ats
11.01.2024, 15:00
11.01.2024, 15:08
SDA
Un centinaio di istituti (il 7% in Ticino) sono stati interrogati in novembre riguardo all'evoluzione dell'utile operativo nel 2023, nei prossimi 1-2 anni e a partire da 3 anni.
Per quanto riguarda l'esercizio appena trascorso, il 96% delle banche si aspetta una progressione dei guadagni operativi: mai finora la quota – in aumento di 18 punti percentuali rispetto all'anno prima – era stata così alta. «Tassi d'interesse elevati, basse rettifiche di valore e la tenuta dell'economia elvetica porteranno a risultati record», riassume Patrick Schwaller, dirigente di EY, citato in un comunicato odierno.
In relazione agli anni immediatamente successivi, il 20% punta su una tendenza positiva (pari a una crescita degli utili superiore al 10%), il 67% abbastanza positiva, il 12% piuttosto negativa e l'1% negativa. Sommando le prime due quote si arriva all'87%, un valore – che EY descrive come il «barometro dell'ottimismo» – superiore a quello del 2022 (78%), uguale a quello del 2021 (87%) e ampiamente più alto di quelli rilevati nel 2020 (73%) e nel 2019 (69%).
Non molto diversa è la percezione sul lungo periodo: positiva per il 22%, abbastanza positiva per il 67%, piuttosto negativa per il 9% e negativa per il 2%. L'89% vede quindi più sole che nuvole all'orizzonte.
L'acquisizione d'emergenza di Credit Suisse da parte di UBS ha dato un importante contributo alla stabilità dei mercati finanziari, ripristinando così la fiducia nella piazza finanziaria svizzera. Le conseguenze dell'operazione continueranno però probabilmente a occupare le banche ancora per lungo tempo, affermano gli autori della ricerca.
In seguito alla fusione si è temuto che si potesse aprire un vuoto di offerta in termini di credito, in particolare nel settore della clientela aziendale. Se questo non viene previsto nel breve periodo, nel medio termine il 66% delle banche intervistate ritiene che potrebbero esserci degli adeguamenti dell'offerta. Ciò riguarderebbe presumibilmente soprattutto le medie imprese che non hanno accesso ai mercati internazionali dei capitali.
Inoltre tutti gli istituti concordano sul fatto che l'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS porterà a una regolamentazione più severa dei mercati finanziari. In primo piano vi saranno requisiti di liquidità e di fondi propri più severi, nonché l'aumento delle attività di controllo da parte della Finma, l'autorità di vigilanza. Tuttavia secondo EY resta da vedere in che misura la fiducia possa essere effettivamente regolamentata in modo duraturo.
Intanto l'intelligenza artificiale (IA) è decisamente arrivata sulla piazza finanziaria svizzera: l'82% delle società interpellate dice di essere al lavoro su questo tema. Sebbene la maggior parte delle banche dichiari di limitarsi per il momento a discussioni generali sull'argomento, un terzo (32%) ha già sviluppato le prime applicazioni o ha realizzato progetti pilota. Malgrado ciò solo il 6% degli interpellati sta già utilizzando applicazioni di intelligenza artificiale a livello operativo. Le banche vedono opportunità principalmente nelle aree regolamentazione e conformità (54%) nonché nell'automazione dei processi (55%): quindi più nel back office che nell'interazione con i clienti. Solo il 20% delle banche sta valutando l'IA nella consulenza ai clienti e agli investimenti.
Da qualche tempo le banche svizzere stanno ampliando la loro gamma di prodotti nell'ambito della sostenibilità. Inizialmente l'attenzione era rivolta all'offerta di investimenti sostenibili, ma ora sempre più banche applicano criteri ESG (environmental, social and governance, cioè principi ambientali, sociali e di buon governo d'impresa) anche nella concessione di prestiti: la quota è aumentata significativamente in un anno, passando dal 22% al 37%. Un ulteriore 35% intende farlo in futuro.
Se le banche non sono in grado di mantenere le promesse o non hanno i dati per dimostrarlo saranno però sempre più esposte al rischio di accuse di greenwashing (ecologismo di facciata), mette in guardia lo studio. Sebbene circa due terzi degli istituti interrogati considerino questo rischio principalmente come un attacco alla reputazione secondo EY vale la pena notare che le autorità di vigilanza dei principali centri finanziari stanno adottando misure sempre più incisive contro il greenwashing, in alcuni casi con pesanti multe.
Un'altra sfida che attende la maggior parte delle banche a partire dall'esercizio 2024 è la rendicontazione climatica. In particolare, tutte le società che soddisfano determinati criteri di dimensione dovranno redigere un rapporto conforme agli standard del gruppo internazionale di lavoro sulle comunicazioni di informazioni di carattere finanziario relative al clima (Task Force on Climate-related Financial Disclosures, TCFD). Inoltre anche il Consiglio federale ha annunciato una stretta in materia.