Politica monetariaBNS intervenuta come non mai contro il franco forte
hm, ats
22.3.2021 - 10:01
Sulla scia della crisi del coronavirus nel 2020 la Banca nazionale svizzera (BNS) è intervenuta massicciamente sui mercati delle divise, in misura maggiore di quanto avesse mai fatto, per contrastare il rafforzamento del franco.
hm, ats
22.03.2021, 10:01
22.03.2021, 10:18
SDA
Stando al rapporto d'esercizio pubblicato oggi, l'istituto d'emissione ha comprato valute estere per 110 miliardi di franchi, a fronte dei 13 miliardi del 2019. Con il trascorrere dell'anno l'attività della BNS è però diminuita: è stata di 39 miliardi nel primo trimestre e di 52 miliardi nel secondo, nel pieno della pandemia, per poi scendere a 11 e 9 miliardi negli ultimi due trimestri.
La cifra annuale risulta però molto elevata, superiore agli 86 miliardi del 2015, ai 67 miliardi del 2016 e a i 48 miliardi del 2017, cioè gli anni successivi all'abolizione della soglia minima unilaterale nel cambio franco-euro (15 gennaio 2015). Il 2018 si era per contro rivelato un anno tranquillo: a bilancio erano stati inseriti 2 miliardi.
Per la BNS gli interventi sul marcato dei cambi sono uno degli strumenti principali – accanto al tasso d'interesse negativo del -0,75% in vigore dal 22 gennaio 2015 – per prevenire un apprezzamento indesiderato del franco svizzero. Dallo scoppio della crisi del Covid-19 la banca ha sottolineato che si sarebbe attivata sempre più sul mercato, se necessario. Questo perché a suo giudizio il valore della monetata elvetica è ancora elevato.
Come noto questa politica ha portato gli Stati Uniti a bollare la Confederazione come paese manipolatore di valuta, una definizione che il presidente della BNS Thomas Jordan ha più volte respinto. A suo avviso gli interventi dell'istituto sono necessari per assicurare condizioni monetarie appropriate e quindi la stabilità dei prezzi: non mirano quindi a dare un vantaggio competitivo alla nazione di Gugliemo Tell.
Passando a un'ottica più domestica, sono scesi a 1,4 miliardi di franchi (da 1,9 miliardi) gli interessi negativi che le banche nel 2020 hanno versato per i loro depositi presso la BNS: questo perché è stato aumentata la soglia di esonero. Complessivamente alla fine di dicembre gli averi a vista detenuti dall'istituto centrale ammontavano a 702 miliardi, in forte crescita rispetto ai 590 miliardi di dodici mesi prima.