Mercati azionariBorsa svizzera da record: indice SMI ai massimi di sempre
hm, ats
25.5.2021 - 12:13
Borsa svizzera da record: l'indice SMI ha segnato oggi nella prima ora di contrattazione il suo massimo di sempre, favorita dalle prospettive congiunturali globali e da un (perlomeno momentaneo) attenuamento dei timori sul fronte dell'inflazione.
25.05.2021, 12:13
SDA
L'SMI ha toccato gli 11'302 punti, superando il precedente primato di 11'270 punti che risaliva al 21 febbraio 2020, quindi prima dello scoppio della crisi del coronavirus. Per inquadrare il dato e capire i ritmi del recupero va detto che sulla scia del panico nei primi momenti della pandemia l'indice era sceso, il 16 marzo, a un minimo di 7650 punti. Può anche essere ricordato che il precedente grande picco, nel 2007, era stato di 9548 punti e che nel 2000, all'inizio del nuovo millennio, l'indice si muoveva sui 7570 punti.
Altri mercati – quali per esempio Wall Street o Francoforte – hanno da tempo aggiornato i loro primati e se l'indice elvetico è arrivato solo in un secondo tempo ai massimi è anche a causa del suo carattere difensivo: ad avere una netta predominanza nell'SMI sono infatti i titoli di tre azioni (quelle di Nestlé, Novartis e Roche) meno sensibili (nel bene e nel male) agli sbalzi congiunturali.
Inoltre come noto nel calcolo dell'evoluzione dell'SMI non vengono contemplati i dividendi delle aziende, cosa che invece avviene su altri mercati. Un fattore non totalmente trascurabile è costituito inoltre dall'evoluzione negativa di Credit Suisse, che ha visto il corso dell'azione affossato dalle vicende Archegos e Greensill.
Tema dominante: l'inflazione
Nelle ultime settimane comunque sui mercati il tema dominante è stato quello dell'inflazione. Il timore è che il rincaro generato dalla ripresa congiunturale costringa le banche centrali ad abbandonare la loro politica ultraespansiva praticata finora, con effetti nefasti sul mercato azionario.
Gli istituti – prima fra tutti la Federal Reserve americana – però rassicurano: e nel fine settimana sono giunte anche le parole del presidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Thomas Jordan, che in un'intervista ha parlato di debole rischio di inflazione.
A suo avviso sarebbe quindi troppo presto per abbandonare l'attuale politica monetaria contraddistinta da interessi negativi, introdotti nell'ormai sempre più lontano gennaio 2015 e che allora erano considerati una sorta di bizzarria temporanea.