Un pensiero alle aziende Il CEO di Zurich: «Svizzera ancora sinonimo di affidabilità e neutralità»

hm, ats

23.5.2024 - 12:00

Dopo la Brexit l'Ue non è più flessibile, dice Greco.
Dopo la Brexit l'Ue non è più flessibile, dice Greco.
Keystone

Essere un'azienda svizzera può essere un vantaggio a livello globale, perché il paese è tuttora percepito come affidabile e neutrale: è quanto afferma Mario Greco, presidente della direzione di Zurich Insurance, che non vede peraltro la Confederazione aderire all'Ue.

23.5.2024 - 12:00

«Agiamo come ambasciatori della Svizzera in tutto il mondo», afferma il Ceo del colosso assicurativo in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ).

«La Svizzera è sinonimo di affidabilità, neutralità e servizi di alta qualità. Portiamo questi valori nel mondo. Di recente abbiamo acquistato la maggior parte delle attività assicurative di Kotak Mahindra in India, in un paese in cui non avevamo alcuna licenza. Siamo stati riconosciuti come società elvetica, il che è stato importante per aggiudicarci il contratto».

Ma i valori in questione – chiedono i giornalisti della NZZ – sono ancora attuali, considerati il collasso di Credit Suisse e l'attuale politica di sanzioni, che mette in discussione la neutralità? «Nessuno è perfetto, ma sì, la Svizzera è ancora associata a questi valori», risponde il 64enne. «Anche altre aziende straniere hanno presentato offerte in India: ma la Svizzera è percepita come amichevole dagli indiani e questo ci ha indubbiamente aiutato». Se Zurich fosse stata inglese o americana, sarebbe stato differente, aggiunge il manager.

Che dire della forte immigrazione in Svizzera? «La gente ama lo 'Swiss way of life'. Capisco che le persone possano essere preoccupate dal fatto che la Confederazione potrebbe presto avere più di 10 milioni di abitanti. La Svizzera è un paese piccolo e non diventerà più grande. Ma guardiamo il lato positivo: finora ha affrontato abbastanza bene l'immigrazione e la maggior parte degli immigrati è riuscita a integrarsi bene».

«Anche altri paesi sono cambiati», prosegue il dirigente con studi a Roma e alla Rochester University (Usa). «Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti e la crescente divisione della società. In Svizzera c'è un senso di prevedibilità e sicurezza: in altre nazioni occidentali non è più necessariamente così».

E le relazioni con l'Unione europea? «È difficile per me esprimere la mia opinione in quest'ambito perché non sono ancora cittadino elvetico. Il problema dei rapporti della Svizzera con l'Europa è che l'Ue non è flessibile dopo la Brexit. Il messaggio è: 'o sei al 100% nell'Ue o sei fuori, non c'è niente in mezzo'. Personalmente, non credo che la Svizzera possa essere al 100% nell'Ue». Secondo Greco l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea ha annullato le opzioni che erano disponibili in precedenza: prima i negoziati con Bruxelles erano più facili.

La Svizzera dovrebbe perciò prendere maggiormente le distanze dall'Europa? «Non direi», replica l'intervistato. «È nell'interesse della Confederazione essere collegata all'Europa ed è nell'interesse dell'Europa che la Svizzera si unisca a essa. La Svizzera è al centro dell'Europa, e non solo geograficamente. Però è difficile essere vicini all'Ue senza farne parte. Capisco perché il Consiglio federale abbia difficoltà a negoziare un accordo quadro», conclude l'ex numero uno di Generali.

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