Politica monetaria Con vaccini e corso euro BNS meno in affanno, tasso rimarrà fermo

hm, ats

14.12.2020 - 15:01

Grazie agli sviluppi sul fronte dei vaccini anti-Covid e alla relativa calma dei mercati finanziari la Banca nazionale svizzera (BNS) si trova meno in affanno che in altri momenti e giovedì potrà confermare, una volta ancora, la sua politica monetaria.

I tassi dovrebbero restare fermi.
I tassi dovrebbero restare fermi.
Keystone

Ha contribuito a togliere pressione la decisione della Banca centrale europea (Bce) di giovedì scorso: l'istituto di Francoforte ha sì ampliato ulteriormente il suo intervento molto espansivo, ma ha abbassato ulteriormente il tasso d'interesse. In altre parole, il differenziale dei tassi tra euro e franco è rimasto costante.

«La BNS può trarre un profondo respiro dopo la decisione della Bce», scrivono gli economisti di Raiffeisen in un commento. Nella tradizionale valutazione trimestrale della situazione economica e monetaria per la BNS non vi sarà quindi necessità di agire: la banca di Thomas Jordan potrà confermare il tasso guida al -0,75%.

Anche gli economisti di Credit Suisse non si aspettano cambiamenti e sottolineano come gli acquisti di valuta estera da parte della Banca nazionale siano diminuiti sensibilmente nel quarto trimestre. Ciò dimostra anche che la pressione al rialzo del franco è attualmente meno intensa. Sulla scia delle notizie sui vaccini di Pfizer/Biontech e Moderna la moneta elvetica è scesa ai minimi del 2020 sull'euro: il corso EUR/CHF è salito fino a 1,0873 dopo essere rimasto ben al di sotto di 1,07 solo poche settimane prima.

Il franco continua però invece a rafforzarsi sul dollaro. Il corso USD/CHF si è contratto a quasi 0,8850 la scorsa settimana, il livello più contenuto dell'anno e anche il valore più basso dall'abolizione della soglia minima di cambio con l'euro, nel gennaio 2015. Anche se la quota del biglietto verde nel paniere valutario ponderato sulla base dei flussi commerciali è solo un terzo di quella dell'euro (il 15% contro il 44%), gli analisti fanno presente come la BNS tenga sempre d'occhio il rapporto con il dollaro.

Intanto la Svizzera rischia di essere considerata negli Stati Uniti come manipolatore dei cambi: al momento dovrebbe infatti soddisfare i tre requisiti, legati alle importazioni bilaterali, all'avanzo delle partite correnti e agli interventi valutari in relazione al prodotto interno lordo. Il Dipartimento del tesoro pubblica periodicamente un rapporto sul tema: l'ultimo risale a gennaio e se ne attende uno nuovo. Se fosse inserita nell'elenco dei manipolatori la Svizzera non sarebbe comunque automaticamente minacciata di sanzioni: le autorità americane potrebbero però approfondire le consultazioni con Berna in materia di politica monetaria.

La Confederazione si è finora difesa sostenendo che gli interventi della banca centrale sul mercato dei cambi sono motivati esclusivamente dalla politica monetaria – evitare un rafforzamento sull'euro – e che di conseguenza il paese non mira a ottenere vantaggi commerciali. In uno studio pubblicato un paio di settimane fa un economista di UBS afferma che le possibilità della Svizzera di evitare un confronto con gli Stati Uniti sono intatte; l'incertezza che deriva dalla situazione complica però la politica monetaria della Banca nazionale.

Tornare alla home page