Fuori dalla campagna elettoraleCredit Suisse: i partiti avevano fatto fuoco e fiamme, ora tutto tace
hm, ats
25.8.2023 - 12:01
Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato? Dopo aver provocato inizialmente una valanga di reazioni dei partiti – e una sessione straordinaria – l'acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS sembra ormai assente dalla campagna elettorale.
Keystone-SDA, hm, ats
25.08.2023, 12:01
25.08.2023, 12:23
SDA
Lo sottolinea il Tages-Anzeiger (TA), che oggi compie un giro d'orizzonte sul tema.
Quelli che stanno trascorrendo sono probabilmente gli ultimi giorni di esistenza dell'entità svizzera di Credit Suisse: stando a notizie di stampa le attività dello storico istituto zurighese verranno infatti integrate completamente da UBS. Il colosso guidato da Sergio Ermotti pubblicherà i risultati trimestrali la settimana prossima (il 31 agosto) e allo stesso tempo sono attese anche indicazioni sulla strategia. Nel frattempo comunque le voci stanno facendo gli interessi degli investitori: in borsa in titolo UBS è apparso in progressione e ieri ha toccato i 22 franchi.
Se sui media economici il tema è sempre in primo piano – il portale Inside Paradeplatz martella costantemente su quello che considera un prezzo irrisorio pagato da UBS per fagocitare il concorrente e anche su altre testate si dà spazio ai timori relativi ai rischi miliardari che la Confederazione si sarebbe assunta azzerando le ormai famose obbligazioni convertibili AT1 – in ambito politico tutto sembra tacere.
La futura regolamentazione della piazza finanziaria non è all'ordine del giorno di nessun partito in vista delle elezioni di ottobre, sottolinea TA. Questo anche grazie alla mossa – definita intelligente – di UBS di rescindere i contratti per le garanzie statali che ammontavano a 109 miliardi. Ermotti si sarebbe quindi mosso con accortezza per evitare di essere invischiato nel pantano elettorale.
E sì che dopo l'acquisizione forzata annunciata il 19 marzo la situazione appariva ben diversa. I politici di destra e di sinistra erano unanimi nel loro giudizio: per evitare che la Svizzera fosse chiamata a salvare un'altra grande banca era importante agire rapidamente. Servivano insomma misure immediate e di ampia portata.
Il presidente del PLR Thierry Burkart era stato il primo a chiedere che UBS scorporasse le attività svizzere di CS e le rendesse indipendenti. Ciò sarebbe stato importante per il mantenimento dei posti di lavoro e la riduzione dei rischi, era stato detto. A sinistra, il PS voleva combattere i problemi delle banche con un divieto dei bonus e con un rafforzamento del capitale proprio. L'UDC aveva attaccato frontalmente il PLR e il Centro per aver impedito una soluzione al problema del too big to fail dopo la crisi finanziaria e aveva persino minacciato il lancio di un'iniziativa popolare: se le banche sono troppo grandi per fallire devono ridimensionarsi e vendere alcune aree di attività, veniva affermato.
A distanza di qualche mese non si sente parlare molto delle grandi promesse, osserva il Tages-Anzeiger. Contattato dal giornale, il capogruppo UDC Thomas Aeschi non ha ad esempio voluto spiegare perché CS non rappresenta un tema di campagna elettorale per il suo partito.
«La scomparsa di CS ha scatenato molte emozioni in primavera», afferma il politologo Michael Hermann, in dichiarazioni riportate da TA. «In aprile si è tenuta una sessione straordinaria in cui UDC, PS e i Verdi hanno respinto il credito d'impegno per 109 miliardi di franchi», ricorda l'esperto. «Ma a quel punto il tema si è sgonfiato». Secondo lo specialista la regolamentazione delle banche di importanza sistemica è peraltro un argomento difficile da comunicare. Al contrario, «se i premi delle assicurazione malattia aumentano la cosa riguarda tutti».
Per il presidente del Centro Gerhard Pfister le nuove regole sugli istituti rimangono all'ordine del giorno. «Ma prima dobbiamo sapere dove è necessario intervenire», spiega al Tages-Anzeiger. Per questo la commissione parlamentare d'inchiesta deve prima completare il suo lavoro. Secondo il consigliere nazionale di Zugo è sbagliato incolpare un partito per quanto successo. «La banca è fallita a causa di una cattiva gestione da parte della sua dirigenza». A suo avviso il tracollo di CS non dovrebbe quindi avere conseguenze importanti alle urne, il 22 ottobre.
Anche a sinistra lo slancio iniziale sembra ormai evaporato. «È difficile collocare la questione nella campagna elettorale, anche nei media», afferma il co-presidente del PS Cédric Wermuth, a sua volta interpellato dal quotidiano. Il dibattito sulla piazza finanziaria è astratto. Il 37enne assicura però che il tema rimane centrale per il partito: l'operato irresponsabile delle banche e i bonus esorbitanti devono finire, dice il politico argoviese. «Al momento gli elettori si concentrano però anche su altre questioni, come i premi di cassa malati e l'inflazione». Secondo Wermuth è inoltre in atto, da parte dei partiti borghesi, un'azione concentrata per tenere il più possibile sullo sfondo il dossier Credit Suisse.
Secondo Hermann il PLR appare poco interessato all'argomento. «Thierry Burkart è passato all'attacco con la sua proposta di scorporo di CS Svizzera: resta da vedere se questo abbia danneggiato il partito». Il politologo constata comunque una certa riluttanza da parte dell'UDC a legarsi troppo al PLR, per esempio nelle congiunzione di liste. Lo stesso Burkart in una recente intervista ha espresso la convinzione che il suo partito riprenderà velocità dopo che sono state revocate le garanzie statali a UBS.
«Le possibilità che la nuova mega-banca diventi un tema elettorale sono scarse», conclude il Tages-Anzieger. Anche eventuali piani di ristrutturazione da parte di UBS – sono attesi migliaia di esuberi, ma molti dipendenti hanno già preso il largo – non saranno in grado di cambiare la situazione.