Scenario da anni 1920Dopo Covid incombe l'inferno dell'inflazione
hm, ats
4.12.2020 - 14:01
Nel 2021 il coronavirus sarà sconfitto, ma con la ripresa economica incombe il pericolo di inflazione, che una volta avviata non sarà più possibile fermare: l'allarme giunge dal noto economista tedesco Hans-Werner Sinn.
Che non esita a tracciare paralleli storici con l'iperinflazione vissuta in Germania durante la Repubblica di Weimar.
«Il problema è che le contromisure contro il virus sono sfuggite di mano», afferma l'esperto in un'intervista pubblicata dalla Neue Zürcher Zeitung. «Con la giustificazione del Covid-19 è stato possibile realizzare tutte le cose per le quali prima non c'erano soldi. È emersa una mentalità del tipo 'whatever-it-takes' dove non sembravano esserci più barriere».
«Dal crollo della banca statunitense Lehman Brothers nel 2008 succede sempre la stessa cosa», prosegue il professore universitario che dal 1996 al 2016 è stato presidente del rinomato istituto Ifo. «Da allora ci sono stati ripetuti cicli di crediti per la creazione di moneta e di acquisti di attivi da parte delle banche centrali. Questo ha gonfiato in modo drammatico la massa monetaria».
«I pericoli di questa politica potrebbero diventare evidenti una volta superata la crisi del coronavirus e quando riprenderà l'economia», mette in guardia l'economista. «Una volta che l'inflazione sarà partita, non ci sarà modo di fermarla». Le Banca centrale europea (Bce) dovrebbe in quel momento rallentare e non sarà in grado di farlo.
Secondo Sinn la Bce non potrà tornate a un regime di normalità, perché questo avrebbe conseguenze serissime sui bilanci delle banche; un livello più elevato dei tassi metterebbe inoltre in difficoltà gli stati indebitati dell'Eurozona. «Detto in altre parole: non esiste la retromarcia, difficilmente si può uscire da questa via tracciata. Ci troviamo di fronte a un regime permanente con tassi di interesse estremamente bassi che un giorno minaccia di scaricarsi in modo inflazionistico. Quando questo accadrà, si scatenerà l'inferno».
Le conseguenze? «C'è da sperare che non sia così grave come dopo la Prima guerra mondiale», risponde il 71enne. «Allora i prezzi prima salirono gradualmente, poi si mossero al galoppo e infine emerse l'iperinflazione, che distrusse quasi completamente il valore del denaro. Non solo l'aristocrazia finanziaria, bensì anche la piccola borghesia ne uscì impoverita, perché troppo povera per possedere azioni e case. Queste persone avevano risparmi e assicurazioni sulla vita, che allora non valevano più nulla. Dieci anni dopo hanno eletto Adolf Hitler cancelliere».
«Non dico che una cosa del genere si ripeterà», puntualizza Sinn. «Ma ora dobbiamo avviare una politica che impedisca a priori che ciò possa succedere. Abbiamo bisogno di restrizioni di bilancio più severe, non possiamo più vivere stampando moneta».
Secondo l'esperto l'inflazione si vede già, in un certo qual modo, nel prezzo di elementi patrimoniali quali gli immobili. «Con i propri soldi si può ancora acquistare beni per le necessità quotidiane, ma non si può più comprare una casa: una giovane famiglia non può permettersi un'abitazione a Zurigo o a Monaco».
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