Euro sempre più giù nei confronti del franco: stando ai dati Swissquote nel primo pomeriggio la moneta europea è stata scambiata a 0,9532 franchi, il valore più basso nei suoi 20 anni di storia.
Keystone-SDA, hm, ats
15.09.2022, 15:23
15.09.2022, 15:49
SDA
Secondo gli esperti la debolezza della valuta dell'Eurozona è dovuta principalmente all'inflazione elevata e alle minacce di recessione.
All'inizio dell'anno l'euro costava poco meno di 1,04 franchi e nel frattempo ha perso il 9%. Con le prospettive che si fanno sempre più fosche e un continente europeo che vede all'orizzonte un inverno energeticamente ben più rigido del solito il franco si conferma ancora una volta all'altezza della sua reputazione di bene rifugio. Tanto più che l'inflazione si è attestata in agosto al 9,1% nell'Eurozona, a fronte del 3,5% in Svizzera.
Ecco quali fattori preoccupano
L'euro è sotto pressione anche per l'indebolimento dell'economia. Sempre più indicatori segnalano una recessione e numerosi osservatori hanno rivisto al ribasso le loro previsioni di crescita.
In questo contesto non c'è da stupirsi che vengano nuovamente sollevati dubbi sulla determinazione della Banca centrale europea (Bce) nel combattere il rincaro con ulteriori aumenti dei tassi d'interesse, se dovesse verificarsi una recessione.
A mettere in agitazione gli investitori sono anche le imminenti elezioni in Italia: si prospettano mutamenti in governo che potrebbe cambiare le carte in tavola.
Si attende la riunione della BNS
Gli occhi sono ora puntati verso la Banca nazionale svizzera (BNS), che giovedì prossimo procederà al suo tradizionale esame della situazione economica e monetaria.
Nell'ultimo appuntamento di questo tipo, lo scorso 16 giugno, l'istituto aveva colto di sorpresa i mercati procedendo a un sensibile aumento del tasso guida (da -0,75% a -0,25%).
Ora è atteso un ulteriore ritocco, perché la BNS ritiene che il franco forte sia un buon strumento nella lotta all'inflazione: molti specialisti di aspettano una stretta di 75 punti base (cioè di 0,75 punti), ma non viene nemmeno esclusa l'ipotesi di 100 punti base.
Questo perché la BNS non prevede nuove riunioni di politica monetaria fino a dicembre, mentre la Bce (che ha inizio mese ha deciso un aumento di 0,75 punti del suo tasso di riferimento) avrebbe altri momenti per intervenire.
Addio agli interessi negativi
Si prospetta quindi l'abbandono degli interessi negativi. Introdotti nel gennaio 2015, erano allora considerati una sorta di bizzarria temporanea: nel frattempo sono in vigore da oltre sette anni e mezzo, con profonde ripercussioni in vari ambiti.
C'è anche chi ha parlato di un gigantesco modello ridistribuivo, un balzello deciso autonomamente dalla BNS, senza legittimità democratica.
Gli alti e bassi dell'euro e del franco
Per gli amanti della storia economica, l'euro (in circolazione monetaria effettiva dal 2002) ha toccato il suo massimo di sempre sul franco – sempre in base ai dati Swissquote – nel 2007 a 1,7146 franchi.
Erano i tempi del cosiddetto «supereuro», che secondo i suoi sostenitori si apprestava a sostituire il dollaro come valuta di riferimento mondiale.
La successiva crisi economica e finanziaria mondiale, aggravata poi dalla crisi del debito sovrano europeo, ha ridimensionato fortemente il valore della moneta Ue, rafforzando il ruolo del franco quale valore rifugio.
Una fama che si è peraltro costruita solo dopo parecchio tempo. Il franco svizzero ha infatti oltre 170 anni: è nato nel 1850 e allora era orientato al sistema francese.
Probabilmente non molto noto è il fatto che le prime monete vennero coniate a Parigi: la Zecca federale di Berna entrò infatti in funzione solo nel 1853. E all'epoca non sono probabilmente stati tanti a scommettere che quella valuta di uno stato neutrale sarebbe un giorno diventata più preziosa di quella delle grandi potenze vicine.