Commercio Grandi fiere svizzere si difendono, ma è finita l'età dell'oro

ATS

4.10.2017 - 12:54

ZURIGO

Le grandi fiere popolari sembrano riuscire a difendere le loro posizioni in Svizzera, sebbene l'età dell'oro appaia finita, complici le nuove abitudini di consumo. Con il calo del pubblico la sfida per organizzatori ed espositori si fa però sempre più grande.

A titolo d'esempio, l'Olma di San Gallo attira ancora le folle: l'edizione dell'ottobre 2016 si è chiusa con 365'000 visitatori. Il numero è però calato del 3% rispetto a quello dell'anno prima.

In primavera la Muba di Basilea ha registrato 144'300 ingressi, 12'500 in più rispetto al 2016. Proprio l'edizione del centenario si era però dimostrata deludente: l'affluenza era stata inferiore al previsto, nonostante un ricco programma che prevedeva anche star della musica e dello sport.

La 98esima edizione del Comptoir Suisse di Losanna si è chiusa recentemente con un incremento del 3% dei visitatori, che hanno superato le 108'000 unità. Una buona notizia per i promotori, che hanno fatto affidamento sulle nuove tecnologie per rinnovarsi. L'anno precedente le frequenze erano crollate del 15%.

I numeri sono comunque assai lontani da tempi degli inizi del consumo di massa. Nel 1966 la 50esima edizione della Muba aveva superato la soglia del milione di entrate. Lo stesso traguardo era stato raggiunto dal Comptoir Suisse all'inizio degli anni Settanta, anche se all'epoca l'evento durava oltre tre settimane, contro i dieci giorni di oggi.

Anche il numero di espositori è tendenzialmente in calo, ha indicato all'ats Kathrin Ebner, portavoce di MCH, l'azienda renana che organizza esposizioni di primo piano come Muba, Baselworld, Art Basel e Comptoir Suisse. Questo si spiega con "un drastico consolidamento del mercato in diversi settori", afferma Ebner. È inoltre in corso una crescente deindustrializzazione. A questi fattori si sono poi aggiunti il franco forte e la situazione economica non sempre buona dei paesi emergenti.

Se le fiere specializzate come Swissbau o Swissmoto si sviluppano in modo "molto soddisfacente", per mantenere quelle generaliste MCH investe sui contenuti e su un miglioramento dell'attrattiva. Questo comporta però un aumento dei costi per ottenere gli stessi risultati, cosa che riduce la redditività: l'anno scorso MCH ha visto l'utile dimezzarsi a 26 milioni di franchi, su un giro d'affari in calo del 9% a 306 milioni.

Il gruppo intende comunque sviluppare maggiormente la parte ludica degli eventi. "Ma per far questo è necessario che gli espositori rivedano il loro marketing", sottolinea l'addetta stampa. La digitalizzazione sta trasformando il settore, cambiando le aspettative dei visitatori e di chi offre la merce.

Da parte loro i responsabili del Salone internazionale dell'automobile di Ginevra affermano di conseguire utili. "Siamo una fondazione senza scopo di lucro. Redditività e profitto non sono la nostra forza trainante. Tuttavia, i risultati sono soddisfacenti e stabili da anni", sostiene André Hefti, direttore generale della manifestazione.

L'esposizione ha raggiunto il suo record di frequenza nel 2005, con 747'700 entrate. Nel marzo scorso la 87esima edizione ha registrato 691'365 persone. "La meteo influenza parecchio il numero di visitatori, soprattutto quelli provenienti dalla Svizzera tedesca", spiega Hefti.

Fra gli espositori rimane stabile il numero di costruttori, ma cala quello dei fornitori locali e di accessori. "Per le piccole e medie imprese svizzere, l'investimento in tempo - 11 giorni di esposizione - e in personale è in effetti pesante", ammette Hefti.

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ATS