Congiuntura Indici PMI: calo in giugno, ma le prospettive sull'economia restano buone

bt, ats

1.7.2022 - 11:00

Lo rivelano i dati interpretati dagli esperti di Credit Suisse.
Lo rivelano i dati interpretati dagli esperti di Credit Suisse.
Keystone

Le prospettive per l'economia svizzera restano incoraggianti, anche se la dinamica ha perso il proprio slancio.

1.7.2022 - 11:00

È quanto dimostra l'indice dei responsabili degli acquisti (Purchasing Manager's Index, PMI) di giugno, leggermente sceso sia nell'industria sia nei servizi ma ancora ampiamente al di sopra della soglia di crescita.

Gli indici PMI illustrano il comportamento dei manager che, nelle imprese, si occupano degli acquisti aziendali. Le informazioni vengono raccolte dall'associazione di categoria Procure.ch e i dati sono poi interpretati dagli specialisti di Credit Suisse.

Stando a quanto comunicato oggi dalla banca, l'indice per l'industria è calato lo scorso mese rispetto a maggio di 0,9 punti, attestandosi a quota 59,1. Quello relativo ai servizi ha invece lasciato per strada 1,2 punti e si è stabilito a 59,0 punti. Da ricordare come la soglia a partire dalla quale si parla di crescita sia fissata a 50 punti.

A titolo di paragone, nell'industria il parametro era arrivato a toccare i 70,0 punti a luglio 2021, massimo assoluto da quando vengono raccolti i dati, cioè dal gennaio 1995. Al contrario, all'apice della crisi del Covid, nell'aprile del 2020, tale indicatore era diminuito a 41,2 punti, precipitando fino a 21,8 nei servizi.

L'inflazione, scrive Credit Suisse, resta al centro delle preoccupazioni, tanto che il 70% dei partecipanti al sondaggio deve fare i conti con prezzi in aumento. Tuttavia, il rialzo dei tassi d'interesse di riferimento operato il 16 giugno dalla banca nazionale svizzera (BNS) ha per ora avuto un impatto solo marginale. La percentuale di chi ha ridotto i propri investimenti si ferma in effetti all'11%.

Secondo gli esperti, inoltre, il problema delle catene di approvvigionamento si sta attenuando. Rispetto al picco del settembre 2021, il dato in questione appare infatti in calo: solo il 35% di chi preso parte all'inchiesta ha segnalato tempi di attesa più lunghi.

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