Epidemia e impiegoLavoro interinale subisce coronavirus
ATS
29.7.2020 - 11:05
La crisi del coronavirus ha scosso fortemente il settore del lavoro interinale: il numero di ore prestate nel secondo trimestre è diminuito in media in Svizzera del 23% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con un impatto ancora maggiore in Ticino.
Questo senza contare le ore di lavoro ridotto, che vede attualmente interessati circa 20'000 dipendenti temporanei, spiega in un un comunicato odierno l'associazione di categoria Swissstaffing. La loro situazione rischia di aggravarsi il 31 agosto, quando scadrà l'ordinanza di necessità del Consiglio federale: se le persone interessate non potranno essere impiegate di nuovo, il loro contratto rischia di essere disdetto.
«È incomprensibile che l'ordinanza del governo non venga prorogata fino all'approvazione della nuova legge Covid-19 da parte del parlamento», afferma il presidente di Swissstaffing Leif Agnéus, citato nella nota stampa. La mancanza di una soluzione metterà inutilmente a repentaglio numerosi rapporti di lavoro temporanei dall'inizio di settembre.
L'organizzazione giudica la questione «particolarmente spinosa». Anche se non si possono escludere ulteriori confinamenti, presumibilmente regionali o settoriali, la nuova normativa non prevede più una soluzione di lavoro ridotto per i lavoratori temporanei.
Durante la crisi i prestatori di personale hanno assunto seriamente la propria responsabilità, sottolinea Swissstaffing. Nonostante le pressioni da parte dell'opinione pubblica non hanno mandato tutti i lavoratori temporanei in regime di lavoro ridotto in modo generalizzato: hanno invece limitato le loro domande ai rapporti di lavoro con una prospettiva a lungo termine, come previsto dalla legge e dall'ordinanza. Ora Agnéus è categorico: «Il parlamento deve agire con urgenza e integrare nella legislazione il lavoro ridotto per i lavoratori temporanei».
Romandia e Ticino sono stati particolarmente colpiti dal coronavirus, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche da quello economico. Un sondaggio condotto tra i membri di Swissstaffing rivela che durante il confinamento il numero di lavoratori temporanei nelle due regioni è diminuito dell'80-90%, a fronte di un calo del 40% nella Svizzera tedesca.
Per gran parte questa flessione non è stata dovuta a licenziamenti, bensì alla scadenza di contratti a tempo determinato e alla mancanza di nuove assunzioni. Guardando al futuro, l'associazione ritiene preoccupante che, nonostante le misure di allentamento adottate a giugno, l'attività commerciale non abbia ancora registrato una ripresa consistente in tutto il paese. Fortunatamente vi sono segnali di una più rapida ripresa in Ticino e nella Svizzera romanda, conclude l'organizzazione.
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