Epidemia Le banche congelano i dividendi

ATS

30.3.2020 - 22:10

Le banche italiane ed europee iniziano ad adeguarsi alla raccomandazione della BCE di congelare i dividendi relativi al 2019 e al 2020.
Le banche italiane ed europee iniziano ad adeguarsi alla raccomandazione della BCE di congelare i dividendi relativi al 2019 e al 2020.
Source: KEYSTONE/AP/LUCA BRUNO

Le banche italiane ed europee iniziano ad adeguarsi alla raccomandazione della BCE di congelare i dividendi relativi al 2019 e al 2020 allo scopo di conservare capitale da dirottare verso l'economia, messa in ginocchio dagli effetti del coronavirus.

Un invito che, benché non vincolante, difficilmente potrà essere disatteso e che, solo in Italia, secondo le stime di Equita, farà risparmiare 5,6 miliardi di euro di capitale quest'anno e altri 6,3 miliardi nel 2021, con cui assorbire quasi 30 miliardi di crediti deteriorati.

Unicredit la prima banca italiana a muoversi

Unicredit è stata la prima banca italiana a muoversi, ritirando la proposta di destinare ai soci 1,4 miliardi di eurodi cedole e di autorizzare il buy-back azionario. Hanno deciso di «attenersi responsabilmente» alle indicazioni della Bce anche le società del risparmio gestito che hanno una licenza bancaria, come Banca Generali e Mediolanum, fiduciose di poter tornare alla cedola «non appena ricorreranno le condizioni».

Domani il tema approderà sul tavolo dei cda di Banco Bpm, Ubi Banca e Intesa, chiamata a decidere se congelare un monte dividendi di circa 3,4 miliardi. In settimana si esprimerà anche Bper mentre il 9 aprile sarà il turno del Credem. In Europa hanno già seguito la strada indicata dalla Bce le olandesi Abn Amro e Ing, la belga Kbc, la tedesca Commerzbank, l'irlandese Bank of Ireland e la spagnola Santander.

Anche dall'Ivass l'invito alla massima prudenza

Intanto anche dall'Ivass, l'authority che vigila sulle assicurazioni, è arrivato un invito affinché le compagnie adottino la «massima prudenza» in tema di dividendi e bonus ai manager, alla luce della volatilità dei mercati e dei rischi a cui è esposta l'economia italiana.

Se Cattolica ha già congelato la cedola, per ora Unipol e Generali vanno avanti anche se nulla esclude ripensamenti prima delle assemblee di fine aprile. Ma la cautela, in una fase di grande incertezza, coinvolge anche le aziende: Tod's ha deciso di tenere fieno in cascina, seguendo una linea già adottata da Brembo, Avio, Immsi e Fila.

«Spero che altre banche seguano la raccomandazione della Bce» ha detto in qualità di presidente della Federazione bancaria europea, Jean Pierre Mustier, ceo di Unicredit, sottolineando come mai come in questa fase il sistema bancario deve «sostenere l'economia» e contribuire alla «soluzione in questa crisi». Grazie allo stop ai dividendi le banche europee risparmieranno 30 miliardi di capitale, con cui attivare fino a 450 miliardi di prestiti al sistema europeo.

Decisione Bce non indolore

La decisione della Bce non è però stata indolore. In Borsa, l'indice europeo Stoxx banks è caduto del 3,1%. A Piazza Affari Unicredit ha perso il 7,5%, Intesa il 6,1%, Mediolanum il 4,9%, Mediobanca il 3,6%, Banco Bpm il 3,6%, Ubi Banca il 2,9%. L'incertezza potrebbe spingere gli investitori «fuori dall'Europa, dove la visibilità sui dividendi è più alta», hanno commentato gli analisti di Banca Imi. Equita, che considera la cedola 2019 ormai perduta, ha scritto che «mai un regolatore si era spinto a chiedere di cancellare i dividendi».

Soffrono anche le Fondazioni bancarie, che si affidano ai dividendi per finanziare le proprie iniziative benefiche, rese ancora più importanti dall'emergenza coronavirus. Unicredit ha assicurato finanziamenti a tasso zero per un ammontare pari a quello del mancato dividendo.

«Non ne abbiamo immediato bisogno», dice il segretario della Fondazione Crt, Massimo Lapucci, che chiede però al governo agevolazioni fiscali. «Favorevole» al rinvio del dividendo, il presidente della Fondazione Carisbo, azionista con l'1,6% di Intesa, la banca italiana non solo più generosa nel remunerare i soci ma anche quella dove la presenza delle fondazioni, peraltro attive nei territori più colpiti dall'epidemia, è più significativa.

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