Analisi banca Raiffeisen Nuovo massiccio aumento degli affitti in vista nel 2024

hm, ats

10.8.2023 - 11:01

L'alloggio costa sempre di più.
L'alloggio costa sempre di più.
Keystone

Il 2024 si prospetta molto difficile per gli inquilini: è atteso un nuovo sensibile aumento degli affitti nella prima parte dell'anno, a cui potrà poi seguire un ulteriore ritocco in autunno.

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È quanto emerge da un'analisi di Raiffeisen, che vede le pigioni salire dell'8% sull'arco dell'anno.

Attualmente gli uffici di conciliazione per questioni relative agli affitti sono sommersi da ricorsi contro gli aumenti dei canoni di locazione: e la tempesta non passerà presto visto che, dopo il primo aumento del tasso d'interesse di riferimento ipotecario al primo giugno 2023, già si intravede il prossimo all'orizzonte, scrivono gli esperti della banca in un comunicato odierno.

Il tasso di riferimento dovrebbe aumentare all'1,75%: di conseguenza, per la maggioranza dei locatari svizzeri si prospetta un ulteriore incremento delle pigioni al primo aprile 2024. Ed è già prevedibile addirittura un terzo rialzo entro la fine del prossimo anno.

Un aumento dell'8% per il 2024

Dato che spesso insieme all'aumento del tasso di riferimento i locatori fanno valere anche l'inflazione accumulata, gli affitti delle persone interessate saliranno più del 3% previsto per ogni scatto dell'indice.

Il prossimo anno l'aumento del prezzo degli affitti misurato ufficialmente dovrebbe quindi raggiungere l'8%.

«Nella maggior parte dei casi i locatori possono imporre senza problemi affitti più elevati perché il mercato degli appartamenti in locazione si sta prosciugando in ragione dell'elevato tasso di immigrazione, dell'insufficiente attività edilizia residenziale e del numero di nuove economie domestiche in forte crescita», afferma Fredy Hasenmaile, capo economista Raiffeisen Svizzera, citato nella nota.

Cosa potrebbe fermare questa tendenza verso l'alto?

Pertanto gli inquilini non possono semplicemente trasferirsi in un appartamento più economico, tanto più che sia gli affitti in essere sia quelli di mercato aumentano già fortemente.

«Solo il ripristino di un equilibrio tra domanda e offerta può frenare l'aumento delle pigioni su vasta scala: a tale scopo servono maggiori incentivi per tutti i costruttori e la politica, in particolare, dovrebbe stringere qualche bullone per raggiungere questo obiettivo», sostiene lo specialista.

«Solo se tutti i costruttori istituzionali, i privati, le cooperative e gli altri attori realizzeranno rapidamente un maggior numero di alloggi sarà possibile evitare le peggiori conseguenze dovute alla scarsità di appartamenti che si sta delineando».

Le cooperative edilizie sono una soluzione?

Vista la situazione si fanno più pressanti le richieste di una maggiore incentivazione della costruzione di abitazioni residenziali di pubblica utilità.

Dal punto di vista dei locatari le cooperative edilizie offrono molti vantaggi, visto che mettono a disposizione spazi abitativi estremamente convenienti e interessanti e contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di politica sociale.

Uno sguardo isolato a queste caratteristiche positive non evidenzia tuttavia gli svantaggi, secondo Raiffeisen.

Ecco le conseguenze

«L'incentivazione dell'edilizia residenziale di pubblica utilità ha considerevoli effetti inerziali: circa la metà dei locatari di appartamenti di cooperative rientra nei tre quintili di reddito più alti e non avrebbe bisogno di incentivi», spiega Hasenmaile.

«Fino a quando non ci sarà trasparenza in merito alla portata del sovvenzionamento indiretto e non si mostrerà meglio perché un incentivo mirato, specifico per determinati soggetti – quindi un supporto diretto alle famiglie bisognose – non produce gli effetti auspicati, i costruttori di abitazioni di pubblica utilità rimarranno i migliori locatori solo a prima vista», aggiunge.

Qual è la situazione delle case di proprietà

Per quanto riguarda le abitazioni in proprietà stando a Raiffeisen non si registra ancora un rallentamento della dinamica dei prezzi, nonostante l'evidente calo della domanda e un'offerta sensibilmente più fluida.

Teoricamente la svolta dei tassi dovrebbe fare pressione sul livello dei prezzi, ma di questa evoluzione sostanzialmente non si vedono ancora segni concreti.

È vero che gli acquirenti ottengono gradualmente potere di contrattazione, ma nella maggior parte dei casi i venditori trovano ancora sostituti e, finora, non hanno quindi sostanzialmente adeguato le loro aspettative di prezzo. Il calo del numero delle transazioni indica tuttavia che diventano sempre più frequenti aspettative di prezzo divergenti.

Inoltre ora gli indicatori anticipatori, come la durata delle inserzioni o il numero degli abbonamenti di ricerca, segnalano che il boom dei prezzi delle case in proprietà, che è durato per oltre 20 anni, giungerà presto alla fine. «Prevediamo che i prezzi subiranno una certa correzione a partire al massimo dal 2024», conclude Hasenmaile.