SvizzeraPenuria di manodopera? Lampart: «No, servono meno capi e meno Powerpoint»
hm, ats
27.7.2023 - 16:00
Penuria di manodopera qualificata in Svizzera? Non è vero, non bisogna lavorare di più, bensì meglio, cioè con meno capi, meno presentazioni Powerpoint e con salari più elevati: lo afferma Daniel Lampart, capo-economista dell'Unione sindacale svizzera (USS).
Keystone-SDA, hm, ats
27.07.2023, 16:00
27.07.2023, 16:42
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«Ormai quasi tutti i datori di lavoro lamentano una carenza di manodopera qualificata», afferma il 55enne in un contributo pubblicato oggi dalla Weltwoche. «Partono così gli ordini di servizio: lavorare più a lungo invece di andare in pensione! tempo pieno invece di part-time! giornate lavorative più lunghe!».
Tutte ricette che, secondo lo specialista, porterebbero la Svizzera a 180 gradi nella direzione sbagliata. «È giusto il contrario: il lavoro deve essere scarso e prezioso. Non dobbiamo lavorare di più, ma meglio e con buoni salari. Allora la produttività aumenterà. Solo questo porterà la Svizzera più avanti».
«Abbiamo conosciuto la cosiddetta 'penuria' solo nelle economie con un sistema economico sovietico», argomenta Lampart. «In un'economia di mercato capitalista, 'carenza' significa che i prezzi sono troppo bassi: i salari dovrebbero quindi aumentare per combattere la scarsità di lavoratori qualificati».
A suo avviso c'è una grande necessità di agire in questo campo. «Un quarto dei lavoratori con un tirocinio guadagna meno di 5000 franchi al mese, anche se lavora a tempo pieno, e purtroppo l'elenco delle professioni interessate è lungo. Si tratta spesso di attività impegnative e di grande responsabilità, come gli assistenti diurni, che si occupano del bene più importante per le famiglie, ovvero i figli. Ci sono anche gli assistenti di farmacia che consigliano i malati e vendono medicinali. O i panettieri-pasticcieri che cuociono il nostro pane di notte mentre dormiamo».
Per il padronato l'asserita carenza di forza lavoro sta mettendo in pericolo la prosperità del paese e la scelta da fare sarebbe quindi fra più immigrazione o lavorare di più e più a lungo. Ma secondo Lampart decisivo non è il numero di lavoratori, ma la produttività: in altre parole, quanto producono i dipendenti per ora o per giorno.
«La Svizzera è oggi uno dei paesi più produttivi al mondo: questo è la base della nostra prosperità e dei nostri salari, i dipendenti sono orgogliosi della qualità del loro lavoro», ricorda l'esperto. «Ma non abbiamo affatto esaurito il nostro potenziale: se le aziende svizzere aumentassero la produttività di un modesto 1%, avrebbero bisogno di circa 55'000 lavoratori in meno. Una crescita della produttività del 5% significherebbe quasi 300'000 dipendenti in meno».
«Anche solo un dimezzamento di quanto prodotto con Powerpoint in Svizzera potrebbe liberare decine di migliaia di posti di lavoro», si dice convinto l'ex ricercatore presso il KOF, il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo. «Stando a un'indagine tedesca, i dipendenti passano circa cento ore all'anno a creare presentazioni. Senza contare le innumerevoli orge di Powerpoint durante le riunioni che di fatto ci impediscono di lavorare».
Secondo Lampart le aziende potrebbero inoltre sfoltire a livello di quadri. «Il numero di dirigenti è quasi raddoppiato negli ultimi vent'anni, passando da 236'000 a 442'000, senza che l'organizzazione del lavoro nelle imprese sia migliorata. Al contrario: un capo vuole essere visibile e lasciare tracce: ecco perché ci sono sempre riunioni e riorganizzazioni inutili. Questo è un argomento ricorrente nella vita quotidiana dei sindacati. Molti iscritti si lamentano, dicendo che il capo impedisce loro di lavorare o crea un'organizzazione che produce tempi morti o che è ingombrante».
Pure la digitalizzazione presenta un grande potenziale. «Le banche, le compagnie di assicurazione e il settore pubblico lo stanno sfruttando troppo poco: un problema è che molti capi sono sopraffatti, sia a livello tecnico che personale», sostiene il capo-economista dell'USS, in carica dal 2007. «I progetti di digitalizzazione richiedono coraggio, impegno e conoscenze tecniche: nel settore pubblico, anche il macchinoso sistema degli appalti è un killer dell'innovazione. Purtroppo anche il federalismo rappresenta un ostacolo».
«Il modello di successo della Svizzera è caratterizzato da un'elevata produttività e da buoni salari. Questo deve rimanere uguale anche in futuro. Le richieste di orari di lavoro più lunghi sono in contraddizione con tale approccio. Non dobbiamo lavorare di più, ma meglio e in modo più produttivo. Gli aumenti salariali svolgono un ruolo importante in questo senso. Rendono il lavoro più prezioso. Costringono le aziende a utilizzare i lavoratori in modo oculato e aumentano il potere d'acquisto dei dipendenti, cosa che si attende da tempo», conclude il dirigente dell'Unione sindacale.