Studio PMI e sostenibilità ecologica, molte incertezze

mh, ats

18.11.2022 - 10:31

PMI e sostenibilità, ci sono ancora molte incertezze
PMI e sostenibilità, ci sono ancora molte incertezze
Keystone

Solo una PMI su otto conosce il valore delle proprie emissioni di CO2. È quanto emerge da uno studio pubblicato oggi da AXA, che sottolinea le incertezze nell'applicare una strategia di sostenibilità ecologica, in particolare a causa di notevoli ostacoli burocratici.

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Questi problemi sono stati menzionati da quasi una PMI su cinque riscontra notevoli ostacoli burocratici, e a partire da un organico di 10 unità questa quota arriva a sfiorare il 30%, si legge in una nota odierna. Ulteriori motivi di intralcio sono, per un'azienda su sei, la carenza di risorse umane o finanziarie. Per il 15% questo onere non appare conveniente dal punto di vista operativo, e per una percentuale esattamente uguale il tema della sostenibilità è più apparenza che sostanza ("greenwashing").

Alla domanda se l'impresa abbia come obiettivo la neutralità climatica, soltanto una su cinque ha risposto in modo affermativo, mentre per quasi il 60% tale obiettivo non è all'ordine del giorno. Anche tra le aziende che perseguono l'obiettivo di una neutralità climatica, soltanto meno di un terzo (32%) conosce il livello attuale delle proprie emissioni di CO2.

Nello studio – svolto dall'azienda di consulenza EY in collaborazione con Sotomo – soltanto il 28% delle aziende ha dichiarato di attuare criteri sostenibili per motivi di costi. Per il 54% l'enfasi è posta piuttosto su un impiego oculato delle risorse. Il 43% ha indicato che una strategia di sostenibilità rispecchia i valori di base dell'impresa stessa.

La reputazione aziendale è stata invece un motivo per adottare opportune misure soltanto per il 15% delle imprese consultate. Sempre per il 15% delle PMI interpellate non sussiste tuttavia ancora alcun motivo per radicare i criteri di sostenibilità all'interno della propria azienda.

Attuate misure differenti

Si riscontrano differenze anche a livello delle misure effettivamente adottate: il 67% ha riferito di separare i propri rifiuti e di prestare attenzione a un impiego oculato del materiale da imballaggio. Sono soprattutto le PMI di dimensioni più grandi ad avere intrapreso i primi passi per risparmiare energia.

Circa la metà di quelle con un organico compreso tra 50 e 250 unità ha infatti indicato di impiegare dispositivi a risparmio energetico oppure energia elettrica ecologica. Lo stesso avviene per la minimizzazione dei viaggi d'affari e/o per l'incentivazione del telelavoro e l'impiego dei mezzi pubblici di trasporto.

Emissioni di CO2 poco considerate

Solo il 7% delle piccole PMI e il 10% di quelle medie ha indicato di considerare le emissioni di CO2 ai fini dei propri prodotti o di fornire al proprio personale una formazione specifica a riguardo. Nelle più grandi ciò avviene solo nel 15% dei casi.

Un quadro altrettanto deludente si delinea per il tema del parco veicoli: soltanto un'azienda su dieci crea incentivi per l'impiego dei mezzi di trasporto pubblici o fissa una soglia massima per le emissioni di gas serra dei propri veicoli commerciali. Circa un quarto delle imprese di medie e grandi dimensioni attribuisce importanza a tragitti di trasporto brevi o a fornitori a impatto climatico zero, mentre le piccole imprese puntano più su un impiego rispettoso delle risorse per quanto riguarda le proprie infrastrutture informatiche.

Lo studio mette infine in rilievo che in relazione alla crescente importanza dei criteri di sostenibilità ecologica, circa una PMI su quattro ritiene di essere svantaggiata rispetto alle grandi aziende. Questo valore sale addirittura al 44% per le PMI di medie dimensioni con un organico tra 10 e 49 unità.