Post-Covid I ristoratori: «Abbiamo carenza di personale», la Seco: «Com'è possibile?»

hm, ats

7.6.2021 - 11:46

Botta e risposta fra i ristoratori e la Segreteria di Stato dell'economia (Seco): i primi si lamentano per la carenza di personale, mentre l'autorità ritiene incomprensibile l'appunto e fa presente che vi sono ancora molti disoccupati nel ramo.

Immagine d'illustrazione
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Keystone-SDA, hm, ats

«Abbiamo grandi difficoltà a trovare buoni lavoratori qualificati», afferma Casimir Platzer, presidente dell'organizzazione di categoria Gastrosuisse, in dichiarazioni rilasciate all'agenzia Awp.

Il problema sussisteva già prima della crisi del coronavirus, ma ora è diventato ancora più acuto. Una causa viene considerata la mancanza di dinamismo sul mercato del lavoro: ad esempio gli alberghi delle città, che non vanno ancora bene, usano tuttora lo strumento del lavoro a tempo ridotto.

«I dipendenti interessati non sono quindi sul mercato e non cambiano impiego», spiega Platzer. Inoltre l'uno o l'altro dei dipendenti del ramo, dopo molti mesi confinamento, ha perso fiducia nel settore e ha cambiato comparto.

Lamentele incomprensibili

Da parte sua la Seco sembra avere poca comprensione per la posizione espressa da Platzer. Il direttore della divisione lavoro Boris Zürcher fa notare che quello della ristorazione è un settore tuttora con una disoccupazione superiore alla media: in maggio il tasso si attestava al 9%, con circa 16'000 persone senza lavoro.

«Dati questi numeri, non riesco a capire le lamentele dei ristoratori», afferma Zürcher. «Non dovrebbe essere difficile reclutare personale».

Si sono commessi degli errori?

L'alto funzionario 63enne – che è stato anche capoeconomista di Avenir Suisse, il laboratorio d'idee di matrice liberale – sottolinea inoltre che il ramo della ristorazione è stato un grande beneficiario del lavoro ridotto.

«Questo strumento è stato usato così intensamente in modo che le persone fossero disponibili quando l'economia si sarebbe ripresa». È possibile che le imprese che hanno licenziato personale abbiano ora difficoltà a reclutarne di nuovo. «Ma chiunque sia ora alla disperata ricerca di lavoratori ha probabilmente commesso degli errori prima», conclude Zürcher.