Ambiente Roma è la città che più inquina il Mediterraneo

SDA

8.2.2022 - 14:00

Non tutto, a Roma, finisce nel cassonetto e poi nell'inceneritore.
Non tutto, a Roma, finisce nel cassonetto e poi nell'inceneritore.
Keystone

Tra le 10 città più inquinanti per la plastica del bacino del Mediterraneo ben 5 sono italiane: Roma che detiene il primato assoluto – Milano, Torino, Palermo e Genova.

Complessivamente ogni anno finiscono nel Mediterraneo 229.000 tonnellate di plastiche: è come se ogni giorno 500 container scaricassero in acqua il proprio contenuto. Più della metà di questa plastica proviene da soli tre paesi: il 32% dall'Egitto, il 15% dall'Italia e 10% alla Turchia.

I dati sono stati diffusi martedì dall'organizzazione ambientalista Wwf, che ha lanciato un appello in vista della prossima Assemblea delle Nazioni Unite per l'Ambiente – Unea (28 febbraio-2 marzo) affinché si adotti finalmente un Trattato globale legalmente vincolante.

Gestione dei rifiuti sotto accusa

Complessivamente l'Europa, secondo maggiore produttore di plastica dopo la Cina, rilascia ogni anno 307-925 milioni di rifiuti nei mari, di cui l'82% è plastica (principalmente frammenti di plastica e articoli monouso, ovvero bottiglie, imballaggi e sacchetti).

Fonte principale di immissione della plastica in mare sono le attività costiere e una gestione inefficiente dei rifiuti, che peggiora ulteriormente nel periodo estivo a causa dell'aumento dei flussi turistici e delle relative attività ricreative. Seguono (con il 22%) le attività in mare che, con pesca, acquacoltura e navigazione, disperdono nasse, reti e cassette per il trasporto del pesce.

Il Mar Mediterraneo, scrive così il Wwf, raggiunge così un triste primato: nelle sue acque si trova la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato.

Cifre che preoccupano

Da uno studio recente emerge che almeno 116 specie animali che vivono nel Mediterraneo hanno ingerito plastica. Il 59% sono pesci ossei, tra cui molti si mangiano comunemente: come sardine, triglie, orate, merluzzi, acciughe, tonni.

Il restante 41% è costituito da altri animali marini come mammiferi, crostacei, molluschi, meduse, tartarughe e uccelli. Una balena, ad esempio, filtra 700mila litri di acqua ogni volta che apre bocca assumendo una quantità enorme di plastiche e microplastiche che hanno una elevata concentrazione di inquinanti.

Tanto che in alcuni mammiferi misticeti, che vivono nel Mediterraneo i livelli di inquinanti organici persistenti o additivi della plastica come gli ftalati sono 4 o 5 volte superiori a quelli delle balene che vivono in zone meno contaminate del pianeta.

Entro il 2050 l'inquinamento degli oceani sarà quattro volte maggiore ed in molte aree, tra cui il Mar mediterraneo, è già stata superata la soglia massima di inquinamento pericoloso da microplastiche.