Vertici internazionali Scholz: fiducioso su global tax, chi è contro dovrà adeguarsi

SDA

9.7.2021 - 16:01

Serve un livello di tassazione minimo, afferma Scholz.
Serve un livello di tassazione minimo, afferma Scholz.
Keystone

«Sono molto fiducioso che saremo in grado di concordare questo importante obiettivo al G20 di Venezia. In questo modo taglieremo le gambe all'insana corsa al ribasso sulle tasse e garantiremo alle nostre comunità una base finanziaria».

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Lo afferma il ministro delle finanze tedesco, Olaf Scholz, interpellato, in un'intervista a La Repubblica, su un possibile accordo al G20 su una imposta globale del 15% per le imprese.

«L'accordo – spiega- prevede due pilastri. Il primo è che le grandi aziende attive a livello globale non possano più evitare di pagare le tasse spostando i loro profitti nei paradisi fiscali. La tassazione sarà resa più equa e ridistribuita in modo nuovo tra tutti. In secondo luogo, c'è la questione della tassazione minima al 15%, che dovrà essere applicata in tutto il mondo».

Quanto all'opposizione manifestata da Irlanda, Ungheria ed Estonia, «l'accordo è appena stato raggiunto tra 131 paesi dell'Ocse. Anche quei pochi Stati che non hanno ancora aderito non potranno sottrarsi a lungo a questa travolgente dinamica. Sono anni che mi batto per questo risultato. È un passo storico e senza precedenti verso una maggiore giustizia fiscale globale. Ed è un forte segnale per il multilateralismo e la cooperazione globale, che rafforza la fiducia nei nostri sistemi fiscali».

Chi riguarderà questa tassa? Solo Amazon, Google e le Big Tech americane o anche le grandi aziende europee? «Si applica – risponde Scholz – in linea di principio a tutte le multinazionali. In futuro, tutti i profitti realizzati da un'azienda nel mondo saranno tassati a un'aliquota minima del 15%, indipendentemente da dove sono generati. Finora, le filiali di una società che fissano la loro sede in un paradiso fiscale non hanno quasi mai pagato le tasse. Le loro holding ne approfittano e beneficiano di condizioni competitive più favorevoli rispetto ad altre aziende che non sfruttano le stesse opportunità. Ciò è ingiusto e non dovrà più essere consentito. Con la digitalizzazione negli ultimi anni è sorto un nuovo problema, perché le aziende possono fare affari in un paese senza neanche esservi fisicamente presenti. L'attuale quadro fiscale spesso non trova il modo di tassare i profitti che maturano in quei paesi. Stiamo cambiando anche questo. E riguarderà soprattutto i colossi digitali».