Gb-Ue Sul dopo Brexit anche l'ombra della guerra dei pacchi

SDA

14.2.2021 - 16:08

Regno Unito, guerra dei pacchi
Regno Unito, guerra dei pacchi
Keystone

Ritardi nelle consegne, ordini cancellati, tasse doganali ritoccate e costi gonfiati anche per la comparsa di tariffe inattese.

A distanza di poco più di un mese dall'entrata in vigore del nuovo accordo che dovrebbe regolare il libero scambio dei commerci di base post Brexit fra Regno Unito e Ue, i consumatori britannici e non pochi stranieri che risiedono sull'isola stanno sperimentando sulla propria pelle alcune iniziali conseguenze più indesiderate del divorzio da Bruxelles.

Conseguenze magari transitorie o minime rispetto ai timori e alle incognite di lungo periodo che incombono sui grandi scenari dell'economia, della finanza, della burocrazia; ma assai fastidiose per la vita individuale dei singoli.

Negli ultimi giorni i social media sono stati invasi dalle segnalazioni di decine di utenti che hanno subito imprevisti e ritardi, in qualche misura inaspettati, nei loro ordini provenienti dal Continente.

Contrattempi logistici ed economici, riconducibili in ultima analisi all'uscita del Regno dal mercato unico e dall'unione doganale, che giorno dopo giorno continuano ad affiorare in maniera più evidente. Incluso su faccende sulla carta banali come mandare o ricevere pacchi e pacchettini.

Sul fronte della consegna diffusa delle merci nelle prime settimane di gennaio diversi spedizionieri – tra i quali DHL, DPD e DB Schenker – avevano temporaneamente sospeso i servizi transfrontalieri in attesa che fossero più chiare le pratiche doganali richieste e i necessari incartamenti. Ma anche adesso che tutte le principali aziende hanno ripreso ad operare, non mancano gli intoppi sotto forma di rinvii, rincari a sorpresa, a volte consegne saltate.

Anche per via dei controlli oltremodo meticolosi – al di là del limite del puntiglio in certi casi, sospettano i ministri del governo di Boris Johnson – messi in atto dalle autorità comunitarie e da vari Paesi Ue su una quantità di prodotti in transito verso l'isola. E, chissà, non senza il contributo di qualche speculazione di troppo.

I social sono così diventati il ricettacolo di lamentele e proteste giornaliere di chi si è visto addebitare costi extra, presentati come tariffe o dazi (che non dovrebbero esserci), addebiti addizionali, imposte, per un valore aggiuntivo medio fino a 150 euro.

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