Studio CSLe tensioni geopolitiche sono una sfida per le PMI svizzere
hm, ats
2.2.2023 - 17:01
Le attuali tensioni geopolitiche rappresentano una sfida per le piccole e medie imprese (PMI) svizzere, anche quando non operano in un paese a rischio come la Russia. Il tema è al centro di uno studio pubblicato oggi da Credit Suisse.
Keystone-SDA, hm, ats
02.02.2023, 17:01
02.02.2023, 17:04
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«Le tensioni geopolitiche in alcuni casi stanno mettendo in discussione interi modelli di affari», ha affermato Andreas Gerber, responsabile della clientela aziendale svizzera del gruppo, in una conferenza stampa odierna. È richiesta una grande flessibilità e un alto livello di adattabilità in tempi brevi. Ad esempio quando entrano in vigore le sanzioni interi mercati possono chiudersi da un giorno all'altro.
Secondo i risultati della ricerca, negli ultimi tre anni le ditte elvetiche hanno registrato un aumento significativo dei rischi legati agli affari. Ciò è avvenuto in particolare in Russia e Ucraina, ma le difficoltà hanno superato le opportunità anche in Argentina, Iran e Nuova Zelanda.
L'elenco delle nazioni da cui le aziende svizzere si sono ritirate negli ultimi tre anni è, non a caso, guidato dalla Russia: circa il 6% di tutte le imprese interrogate nell'ambito di un sondaggio ha lasciato il paese. Tra le grandi società la quota raggiunge il 24%.
Vi sono però alcune ditte – soprattutto fra le più grandi – che stanno pianificando di avviare o di riavviare attività commerciali nel paese di Vladimir Putin. Secondo Pascal Zumbühl, coautore dello studio, un allontanamento completo da alcuni stati non è peraltro realistico nonostante l'aumento delle tensioni geopolitiche. Un esempio è la Cina: questo mercato offre ancora troppe opportunità di affari.
«Più piccolo è il paese, più grande diventa l'estero», ha osservato Zumbühl. Un'economia di dimensioni ridotte come quella elvetica dipende in molti modi da altre nazioni e dal commercio internazionale. Anche le aziende più piccole, quelle con meno di dieci dipendenti, sono spesso legate all'estero a vari livelli. Secondo l'indagine gli effetti delle tensioni geopolitiche non sono affatto limitati alle aziende che hanno rapporti commerciali con stati ad alto rischio: circa il 40% delle 650 imprese intervistate ha per esempio percepito reazioni negative da parte dei partner commerciali a causa della decisione della Svizzera di sostenere le sanzioni internazionali contro la Russia.
«Quando la guerra in Ucraina è iniziata, nella primavera del 2022, il mondo era già in una situazione di tensione», ha ricordato Zumbühl. L'ordine planetario basato sull'apertura dei mercati e sull'approfondimento delle relazioni commerciali era già stato incrinato dalla crisi finanziaria globale e dalla pandemia. «Il conflitto in Ucraina ha accelerato le tendenze emerse».
Il Covid e la guerra hanno dimostrato la vulnerabilità delle catene del valore. Le aziende stanno reagendo a questa situazione con la tendenza, tra l'altro, alla regionalizzazione. La maggior parte delle imprese sta aumentando le scorte, concentrandosi maggiormente sui fornitori geograficamente più vicini e diversificando maggiormente i propri punti di acquisto. Secondo il sondaggio, quasi una società su tre ha rilocalizzato le proprie attività in Svizzera negli ultimi tre anni.
Gerber considera le PMI – spina dorsale dell'economia della Confederazione – in una posizione relativamente buona. Le aziende hanno dovuto essere flessibili e adattabili già in passato: lo hanno imparato con lo shock del rapporto fra il franco e l'euro. Utile è anche il fatto che l'economia elvetica sia generalmente più attiva nei settori dove i margini sono più ampi.