A un passo dalla fusione Credit Suisse e UBS: Körner e Hamers destinati ad intendersi

afp

19.3.2023 - 13:13

Il CEO di UBS Ralph Hamers (foto d'archivio).
Il CEO di UBS Ralph Hamers (foto d'archivio).
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La priorità di Ralph Hamers, CEO di UBS, è stata finora quella di investire nel digitale. Il suo omologo di Credit Suisse Ulrich Körner si era posto come missione quella di ristrutturare la sua banca e di rimetterla in carreggiata.

Keystone-SDA, afp

I due uomini sono ora sottoposti a enormi pressioni per concludere l'acquisizione di Credit Suisse, la seconda banca del Paese, da parte della grande rivale UBS entro oggi e cercare di calmare i mercati sull'orlo di una crisi di nervi.

Ralph Hamers, l'uomo del digitale

Alla guida di UBS dal novembre 2020, l'olandese Ralph Hamers, 56 anni, è l'ex direttore di ING, dove si è costruito una solida reputazione assumendo la direzione nel momento in cui la banca si trovava in una situazione difficile per rimborsare i 10 miliardi di euro di aiuti pubblici concessi durante la crisi finanziaria.

Sotto la sua guida, ING ha rimborsato i suoi prestiti con sette mesi di anticipo rispetto al previsto. Tuttavia, il suo mandato presso il gruppo olandese è stato segnato da un caso di uso fraudolento dei conti che ha portato alle dimissioni del direttore finanziario.

Nel 2020 ha preso il posto del ticinese Sergio Ermotti, ora presidente del riassicuratore Swiss Re, che ha trascorso nove anni a ricostruire l'immagine di UBS dopo il suo salvataggio da parte dello Stato e della Banca nazionale svizzera (BNS) nel 2008 e le perdite di un broker nel 2011 che erano costate alla banca 2,3 miliardi di dollari.

Il passaggio di consegne

Ermotti ha consegnato a Hamers le chiavi di una banca sana, lasciandolo libero di lanciare il passaggio al digitale, uno dei suoi grandi successi presso ING.

Il banchiere olandese, che ama farsi vedere senza cravatta e con il colletto della camicia aperto, lontano dall'austera uniforme dei banchieri di Zurigo, ha però subito alcune battute d'arresto. L'anno scorso UBS ha dovuto rinunciare all'offerta di acquisto di Wealthfront, una piattaforma californiana di servizi di gestione patrimoniale automatizzata per la quale la banca era disposta a pagare 1,4 miliardi di dollari.

L'affare non è andato in porto, ma la priorità di Hamers, a capo di una banca che ha generato un utile di 7,6 miliardi di dollari nel 2022, è stata quella di investire nel digitale, non di acquistare una banca in difficoltà.

Ulrich Körner, specialista di ristrutturazioni

Il 60enne Ulrich Körner, direttore di Credit Suisse, è stato nominato nell'agosto 2022 dopo essere stato chiamato nel 2021 a risollevare le sorti dell'attività di gestione patrimoniale in seguito al fallimento della società finanziaria britannica Greensill, in cui erano stati impiegati 10 miliardi di dollari attraverso quattro fondi.

Descritto come «tecnocrate» dalla stampa elvetica al momento della sua nomina, questo discreto banchiere è noto come specialista in ristrutturazioni.

Già presso UBS, dove ha lavorato per 11 anni, aveva trasformato le funzioni centrali della sede «come una macchina», ha commentato il quotidiano Tages Anzeiger quando il consiglio di amministrazione di Credit Suisse gli ha affidato il difficile compito di elaborare un piano di ristrutturazione per risollevare la banca.

Il CEO di Credit Suisse Ulrich Koerner (foto d'archivio).
Il CEO di Credit Suisse Ulrich Koerner (foto d'archivio).
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Körner, cittadino svizzero e tedesco con un dottorato in economia, nel corso della sua carriera ha fatto la spola tra Credit Suisse e UBS e conosce quindi bene entrambe le banche. Nel 2007, quando lavorava presso Credit Suisse, è stato uno dei dirigenti contattati per assumere la direzione. Tuttavia, la posizione gli è sfuggita, spingendolo a passare a UBS.

Di ritorno a Credit Suisse da due anni, Körner ha presentato un piano di ristrutturazione che prevede la separazione della banca d'investimento e la rifocalizzazione del gruppo su attività più stabili come la gestione patrimoniale, con un taglio di 9'000 posti di lavoro entro il 2025, pari a oltre il 17% della forza lavoro.

Martedì, alla vigilia della peggiore sessione in Borsa della sua storia, Körner si appellava ancora agli investitori affinché gli concedessero tre anni, come previsto, per far sì che la ristrutturazione desse i suoi frutti. Ma con una perdita annuale di 7,3 miliardi di franchi nel 2022 e ulteriori perdite nel 2023, l'ansia del mercato ha prevalso.