Dopo il Covid Secondo Le Temps l'ufficio open space rimarrà un modello diffuso

hm, ats

1.9.2023 - 16:01

Non tutti sono entusiasti dei grandi spazi lavorativi aperti.
Non tutti sono entusiasti dei grandi spazi lavorativi aperti.
Keystone

Malgrado alcuni limiti, che rendono necessari aggiustamenti, il cosiddetto ufficio open space (cioè aperto) rimane un modello destinato a rimanere in primo piano, anche sulla scia del telelavoro diffusosi con la pandemia.

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Lo riferisce Le Temps, che al tema dedica oggi un approfondimento.

«L'open space consente di risparmiare sui costi e di sfruttare meglio le superfici», spiega al quotidiano Fabienne Schanné, consulente di Witzig The Office Company, un'azienda turgoviese presente con varie filiali in tutta la Svizzera tedesca che fornisce consulenza, servizi e prodotti per l'ufficio. «Questo vale in particolare per il flex office», cioè la situazione in cui i lavoratori non hanno un posto assegnato personalmente.

Dopo la pandemia, sempre più uffici funzionano con scrivanie non assegnate ai singoli collaboratori. La superficie totale, spesso ridotta, non può più infatti ospitare il 100% dei dipendenti contemporaneamente. Elisabeth Pélegrin-Genel, architetta e psicologa del lavoro in Francia, ammette che questo nuovo sviluppo fa rabbrividire alcuni. «Ma non possiamo più ragionare come cinque anni fa, ora che ormai solo una minoranza del personale è in sede», afferma in dichiarazioni riportate da Le Temps.

Cambiamenti dopo la pandemia

L'open space e con esso il flex office, molto criticati prima della pandemia, «sono ora il prezzo da pagare per una maggiore libertà, per preservare i vantaggi del telelavoro durante alcuni giorni alla settimana: non si può pretendere di avere il proprio ufficio se non si è presenti molto spesso», continua la specialista. A suo avviso, l'open space è stato valorizzato dalla pandemia anche per il suo aspetto sociale."La mancanza di privacy disturba ancora le persone, ma ci si sono abituate, ed è logico che quando si arriva in azienda per tre giorni alla settimana non ci si chiude in un ufficio. Con il coronavirus ci siamo anche resi conto che lo spazio di lavoro è anche un'atmosfera: se tutti intorno a te lavorano, vieni trasportato».

Ma ci sono spazi aperti e spazi aperti, osserva Schanné. «Sono diversi gli aspetti che ne determinano la qualità: l'acustica, gli equipaggiamenti per ufficio e l'ergonomia, la temperatura o anche la possibilità di isolarsi». Il futuro è nel multispazio, sostiene l'esperta. «L'ufficio è diventato più un luogo di collaborazione, quindi abbiamo bisogno di sale per questo, ma anche di posti dove poter parlare in privato o concentrarsi». Pélegrin-Genel è d'accordo: «Una volta c'era l'idea che si potesse fare tutto nello stesso posto: ora è accettato che non è così».

L'esempio di Academic Work

In seno a Academic Work, un'agenzia di collocamento per giovani professionisti del settore terziario a Ginevra, Losanna e Zurigo, gli spazi di lavoro sono stati riorganizzati dopo il Covid sulla base delle opinioni dei dipendenti, ma anche tenendo conto dei risultati dello Young Professional Attraction Index (YPAI), uno studio che l'azienda conduce ogni anno per conoscere le aspettative dei giovani lavoratori. «Abbiamo scoperto che la flessibilità è importante per i giovani, così come l'ambiente di lavoro e la presenza di colleghi amichevoli», indica al giornale Marine Conte, membro del team di ricerca e sviluppo di Academic Work. Da un nostro sondaggio di qualche anno fa è emerso che le preferenze dipendono anche dal settore: i lavoratori dell'informatica, ad esempio, tendono a preferire uffici chiusi, mentre quelli dell'economia e della finanza prediligono gli spazi aperti.

Presso Academic Work il telelavoro è consentito due giorni alla settimana, mentre è richiesto un giorno di presenza comune. L'open space è stato mantenuto, ma sono state installate delle bolle acustiche che si stanno rivelando un grande successo. «Prima tutti telefonavano nell'open space, ma ora l'ambiente è molto più silenzioso», commenta Conte. «Lo spazio condiviso ci permette comunque di mantenere un modo di comunicare spontaneo e dinamico».

Molto richieste le cabine telefoniche

Witzig, che vende tra l'altro equipaggiamenti per ufficio, ha notato che le cabine telefoniche – dotate di strumenti di videoconferenza – sono molto richieste. E le aziende stanno acquistando attrezzature più flessibili: pareti mobili, scrivanie o lavagne su ruote. «L'idea non è quella di eliminare l'open space, ma di migliorarlo, soprattutto come strategia per convincere i dipendenti a tornare più spesso in ufficio», commenta Schanné.

Lo spazio aperto – il luogo di lavoro dove si può vedere ed essere visti, un posto spesso controverso dove ci si ritrova con colleghi che lavorano, telefonano, collaborano, chiacchierano, mangiano e a volte litigano – deve reinventarsi insomma. «Possiamo ripensarlo in termini di spazi più piccoli, con una successione di superfici di medie dimensioni con atmosfere diverse: una sala silenziosa e poi una dove si può parlare, per esempio», dice Pélegrin-Genel. «Non è tanto lo spazio a cambiare, quanto le regole che gli imponiamo», conclude.