Turismo Viaggi problematici: da ombudsman 1933 casi nel 2020 

mp, ats

26.4.2021 - 11:56

L'ombudsman del settore viaggi l'anno scorso ha trattato 1933 dossier, con un aumento del 54% rispetto al 2019
L'ombudsman del settore viaggi l'anno scorso ha trattato 1933 dossier, con un aumento del 54% rispetto al 2019
Keystone

L'ombudsman del settore viaggi l'anno scorso ha trattato 1933 dossier, con un aumento del 54% rispetto al 2019. I «grandi perdenti» sono stati gli svizzeri che avevano prenotato autonomamente le loro vacanze su Internet.

mp, ats

Dal rapporto 2020 è emerso che queste piattaforme online funzionano in modo soddisfacente solo «quando tutto va bene», ma non in annate eccezionali come quella pandemica, si legge in una nota odierna.

La mancata consulenza o l'incapacità di assistere la clientela ha portato taluni viaggiatori alla disperazione. Sono stati effettuati pochi cambiamenti di prenotazione, i rimborsi sono stati rinviati alle calende greche o respinti con motivazioni diverse.

In questi casi, l'ombudsman non è potuto intervenire. Ha auspicato tuttavia che alcune di queste persone si rivolgano in futuro ancora a un'agenzia di viaggio. La prenotazione offre infatti, oltre a una consulenza specifica, anche una maggiore sicurezza grazie a vari fondi di garanzia.

Nel rapporto, l'ombudsman ha pure criticato la legge federaleconcernente i viaggi «tutto compreso», che con le sue severe valutazioni e con i suoi paragrafi sul comportamento degli organizzatori in caso di annullamento di viaggi provoca conseguenze fatali per il settore del turismo.

Duplice lavoro

L'accento lo scorso anno è stato quindi posto sugli annullamenti, anziché sulle nuove prenotazioni o su quelle esistenti, ciò che ha condotto a un duplice lavoro.

Secondo il rapporto dell'ombudsman, la pandemia ha mostrato all'industria dei viaggi che le modalità di retribuzione del lavoro non possono essere mantenute in questa forma.

Poco soddisfacente è stato infine il comportamento della maggior parte degli assicuratori di viaggio, che si sono spesso esentati dall'obbligo di fornire prestazioni a causa della pandemia, conclude l'ombudsman.