GiustiziaCorte Ue, Budapest condannata a multa da 1 milione al giorno
SDA
13.6.2024 - 11:12
L'Ungheria è condannata a versare una somma di 200 milioni di euro (circa 193 milioni di franchi) e una penalità di 1 milione di euro per ogni giorno di ritardo.
Keystone-SDA
13.06.2024, 11:12
SDA
La sanzione è stata inflitta per non aver dato esecuzione a una sentenza della Corte di giustizia del 2020 in cui si stabiliva che Budapest non ha rispettato le norme del diritto Ue relative alle procedure sul riconoscimento della protezione internazionale e sul rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
Il giudice ha accertato che Budapest non ha adottato le misure per dare esecuzione alla sentenza evidenziando come tale inadempimento costituisca una violazione inedita ed eccezionalmente grave del diritto Ue.
Secondo la Corte di giustizia, l'inadempienza di Budapest riguardava in particolare la limitazione dell'accesso alla procedura di protezione internazionale, il trattenimento illegale dei richiedenti di tale protezione nelle zone di transito e il mancato rispetto del loro diritto di rimanere sul territorio ungherese in attesa di una decisione definitiva sul ricorso presentato contro il rigetto della loro domanda, nonché l'allontanamento dei cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente.
La Commissione europea ha presentato poi un nuovo ricorso alla Corte per inadempimento chiedendo l'imposizione di sanzioni contro Budapest, ritenendo che l'Ungheria non si fosse ancora conformata alla sentenza del 2020, ad eccezione delle zone di transito che erano state già chiuse prima della pronuncia della sentenza.
Con la sentenza odierna, il Giudice europeo ha accertato che l'Ungheria non ha adottato le misure necessarie per l'esecuzione del verdetto del 2020, contestando la violazione del principio di leale cooperazione. Secondo la Corte Ue, Budapest ha infatti deliberatamente evitato di applicare la politica comune dell'Ue in materia di protezione internazionale nel suo insieme, nonché le norme sull'allontanamento dei cittadini di paesi terzi in soggiorno irregolare.
Un comportamento che, per il Giudice europeo, costituisce una minaccia importante per l'unità del diritto europeo, che pregiudica in modo straordinariamente grave tanto gli interessi privati, ossia quello dei richiedenti asilo, quanto l'interesse pubblico, arrecando un pregiudizio grave al principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri.
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