ClimaIn alcune parti del mondo ci saranno meno arcobaleni
SDA
2.11.2022 - 19:18
Gli arcobaleni diventeranno un fenomeno sempre più raro in alcune aree del mondo a causa della riduzione delle piogge dovute ai cambiamenti climatici.
02.11.2022, 19:18
02.11.2022, 19:40
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In altre regioni, invece, aumenteranno, ma questo spettacolo della natura sarà in realtà un segnale negativo, perché legato a un aumento delle piogge e delle temperature anche nei luoghi tradizionalmente noti per le forti nevicate e le temperature rigide.
A studiare il destino degli arcobaleni sono stati ricercatori dell'Università delle Hawaii a Mānoa (Honolulu), in uno studio pubblicato su Global Environmental Change.
Lo studio stima che il numero delle giornate in cui sarà possibile vedere l'arcobaleno aumenterà di circa il 5% entro il 2100.
Tuttavia, «poiché l'arcobaleno è un fenomeno ottico atmosferico che risulta dalla rifrazione della luce solare da parte delle goccioline di acqua piovana, i cambiamenti nelle precipitazioni e nella copertura nuvolosa dovuti alla forzatura climatica antropogenica altereranno la distribuzione dell'arcobaleno nelle aree del mondo», spiegano i ricercatori.
Dove ci saranno più arcobaleni?
La comparsa dell'arcobaleno, dunque, diventerà più frequente nelle latitudini più settentrionali e dove l'altitudine è più elevata (ad esempio nelle zone settentrionali del Nord America, dell'Europa, del Giappone o sull'altopiano tibetano).
In queste aree, infatti, l'aumento delle temperature porterà a una riduzione delle nevicate e a un aumento delle precipitazioni sotto forma di pioggia, creando condizioni più favorevoli alla comparsa dell'arcobaleno.
Tuttavia, nelle parti del mondo dove il clima diventerà più secco, vedere un arcobaleno sarà un'esperienza sempre più rara. Questo dovrebbe avvenire nel 21-34% delle aree terrestri, in particolare nel Mediterraneo, in parte del Sud America, nel Sud dell'Australia e nel Centro-Sud dell'Africa.
«Il cambiamento climatico modificherà tutti gli aspetti dell'esperienza umana sulla Terra», afferma Kimberly Carlson, prima firmataria dello studio. «I cambiamenti delle condizioni immateriali del nostro ambiente, come il suono e la luce, meritano maggiore attenzione».