StudioGli anticorpi del Covid-19 sembrano sparire già dopo un mese
ATS
11.9.2020 - 10:11
L'immunità al Covid-19 potrebbe durare soltanto un mese nei soggetti guariti: lo scenario è stato tracciato dai ricercatori della Scuola di Medicina dell'Università di Nanchino.
Lo studio, fresco di pubblicazione, è basato sul monitoraggio della produzione degli anticorpi in 19 pazienti non gravi e in sette in condizioni invece gravi per la durata di sette settimane dall'inizio della malattia.
I dati hanno fatto emergere che un paziente su cinque non aveva anticorpi capaci di combattere il virus una volta dimesso dall'ospedale e che i livelli del sistema immunitario erano scesi significativamente tra le tre e le quattro settimane successive, suggerendo una vulnerabilità dei soggetti al coronavirus quanto quella prima del contagio iniziale.
Gli anticorpi calano in modo significativo dopo 21 giorni
Un'alta percentuale (80,7%) di pazienti guarita dal virus, infatti, aveva mostrato prove di attività di anticorpi contro il Sars-CoV-2 (sia pure a vari livelli), mentre il restante 19,3% non aveva alcuna immunità. In altri termini, lo studio ha sostenuto di aver dimostrato che le attività neutralizzanti dei sieri di convalescenza calano in modo significativo nel periodo compreso tra i 21 e i 28 giorni dopo la dimissione dall'ospedale.
Nel rapporto, i ricercatori cinesi hanno insistito più volte sul fatto che «comprendere le risposte adattative in cui il corpo produce anticorpi che si legano specificamente al SARS-CoV-2 tra i pazienti con Covid-19 fornisce informazioni fondamentali per lo sviluppo di un trattamento efficace e di un vaccino preventivo».
Poiché allo stato non esiste alcun vaccino che neutralizzi il coronavirus, è fondamentale che gli scienziati continuino a concentrare l'attenzione sulle risposte delle difese immunitarie nei malati al fine di raccogliere informazioni utili su come combattere al meglio il virus.
Il problema della quarantena di soli 10 giorni
Intanto, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) di Solna (Svezia) afferma che la riduzione del periodo di quarantena da 14 a 10 giorni «comporterebbe una perdita di rilevamento dei casi sintomatici tra i contatti stretti dei casi confermati di circa il 6%«.
Tale percentuale, aggiunge l'Ecdc, è «abbastanza ampia da avere rilevanza per la salute pubblica in uno scenario in cui il livello di esposizione è alto (come la quarantena dei contatti stretti)«.
Lo scorso 27 agosto la Germania aveva posto un quesito specifico, chiedendo se le evidente scientifiche supportassero una riduzione della quarantena da 14 a dieci giorni. «L'Ecdc – è la risposta – ritiene che non vi siano prove sufficienti per supportare una diminuzione del periodo di incubazione del Covid 19 da 14 a dieci giorni. L'Ecdc continua a monitorare e riesaminare le prove non appena sono disponibili per garantire aggiornamenti tempestivi nelle sue valutazioni».
Allo stato delle conoscenze attuali, dice infatti il Centro europeo, una riduzione in questi termini determinerebbe appunto una perdita nel rilevamento dei casi quantificata attorno al 6%. La valutazione degli esperti, si legge ancora nel documento, si basa su cinque differenti studi che esaminano l'intervallo di tempo di incubazione del Covid 19 dopo l'esposizione all'infezione.