A distanza di 40 anni Milano, Parma e Palermo hanno ricordato il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo, uccisi a colpi di kalashnikov da Cosa Nostra in via Carini nel capoluogo sicilano.
Carlo Alberto Dalla Chiesa un anno prima della sua morte.
Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro, uccisi dalla mafia, sono sul «Muro della Legalità», che raffigura in forma pittorica i volti delle figure più rappresentative che hanno coraggiosamente combattuto la mafia e sono morte in nome della lotta per gli ideali di legalità e giustizia, il 02 settembre 2022 a Palermo. L'opera, realizzata dall'associazione Calapanama - su un muro, lungo circa 70 metri e alto due, che costeggia la caserma dei Carabinieri di Carini.
Carabinieri italiani partecipano alla commemorazione per il 38° anniversario della morte del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso dalla mafia, in Piazza Diaz il 03 settembre 2020 a Milano, Italia.
Anniversario Dalla Chiesa
Carlo Alberto Dalla Chiesa un anno prima della sua morte.
Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro, uccisi dalla mafia, sono sul «Muro della Legalità», che raffigura in forma pittorica i volti delle figure più rappresentative che hanno coraggiosamente combattuto la mafia e sono morte in nome della lotta per gli ideali di legalità e giustizia, il 02 settembre 2022 a Palermo. L'opera, realizzata dall'associazione Calapanama - su un muro, lungo circa 70 metri e alto due, che costeggia la caserma dei Carabinieri di Carini.
Carabinieri italiani partecipano alla commemorazione per il 38° anniversario della morte del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso dalla mafia, in Piazza Diaz il 03 settembre 2020 a Milano, Italia.
Rabbia, sgomento, paura. Palermo quella sera del tre settembre di 40 anni fa rimase attonita di fronte all'uccisione di Dalla Chiesa, della moglie e dell'uomo della sua scorta. Sul luogo del delitto apparve una manifesto anonimo con la scritta: «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti».
Ma quella profezia fu però smentita dalla reazione del Paese e delle istituzioni che oggi hanno ricordato la strage nel capoluogo siciliano.
«La comunità nazionale, profondamente colpita da quegli avvenimenti – ricorda in un messaggio il capo dello Stato italiano Sergio Mattarella -, seppe reagire dando prova di compattezza e di unità d'intenti contro i nemici della legalità, delle istituzioni, della convivenza civile. Strumenti più incisivi di azione e di coordinamento vennero messi in campo, facendo tesoro delle esperienze di Dalla Chiesa, rendendo più efficace la strategia di contrasto alle organizzazioni mafiose».
«Abbiamo bisogno di racconti che sappiano spiegare»
Alla commemorazione sul luogo dell'eccidio ha partecipato, con molte delle massime cariche istituzionali politiche e militari, la ministra dell'interno Luciana Lamorgese, che ha detto: «Dalla Chiesa ha gettato un seme profondo nella storia delle lotta alle mafie. Il suo lascito non è solo investigativo e intellettuale ma è morale e culturale».
Tra i partecipanti anche il figlio del generale, il professore Nando dalla Chiesa: «Abbiamo bisogno di racconti che sappiano spiegare, di storie in cui le parole abbiano senso e vero significato. Se si sfregia il murale dedicato a Paolo Borsellino o la piazzetta dedicata al Beato padre Pino Puglisi, significa che non l'abbiamo saputo raccontare, che non è ancora ben chiaro il valore e lo sforzo di quelle persone».
A che punto è la lotta alla mafia?
Ma come è cambiata in questi quarant'anni la lotta a Cosa Nostra? Il comandante generale dell'Arma dei carabinieri Teo Luzi, incontrando i giornalisti a margine delle celebrazioni, ha provato a tracciare un bilancio.
«È cambiata la modalità mafiosa, meno violenta però altrettanto pericolosa perché si interessa di temi economici, di traffico internazionale di stupefacenti e di infiltrazioni nella pubblica amministrazione. C'è la volontà di combattere il fenomeno grazie anche a un sistema normativo che ritengo il più attrezzato al mondo con magistrati e forze dell'ordine di prim'ordine».
Ma c'è anche chi pensa che l'insegnamento di Dalla Chiesa non sia stato recepito fino in fondo, come don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele: «A distanza di quarant'anni il suo monito, la sua esortazione, rischiano di suonare come voci che parlano nel deserto e al deserto».
Cerimonia anche a Milano
Stamane, dopo una messa in Santa Maria alle Grazie, vicino al Monumento al Carabiniere in piazza Diaz sono state posate sei corone da parte delle più alte istituzioni cittadine per commemorare la strage.
Ad assistere alla cerimonia molti familiari del generale, dalla figlia Rita Dalla Chiesa ai nipoti, e i familiari di Emanuela Setti Carraro. E le massime autorità civili e militari. Il Procuratore della Repubblica Marcello Viola, ha voluto ricordare il generale come il simbolo indelebile del «contrasto alla criminalità mafiosa».
Il sindaco Giuseppe Sala ha sottolineato che la cerimonia è «un momento importante e una pagina da un lato straordinaria dall'altro buia del nostro paese e le iniziative servono appunto anche a riflettere su quello che è stato. Purtroppo è stata una storia che non ha mai avuto una verità certa».
«Il Generale è un vero eroe»
Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha aggiunto che la commemorazione ha voluto sottolineare che quello di allora fu «un periodo terribile per il nostro paese, nel quale c'è stato uno scontro violentissimo ma dal quale si è saputo uscire con le forze migliori».
«Credo, ha poi detto Fontana, che si debba ricordare il generale come un vero eroe, come una persona che, pur sapendo di rischiare, ha affrontato il pericolo in maniera assolutamente serena. Io credo che uomini come questi dovrebbero sempre essere ricordati».
Le celebrazioni proseguono fino a lunedì, quando, tra l'altro, verrà scoperta sempre in piazza Diaz la targa in memoria di Emanuela Setti Carraro e di Domenico Russo.
La figlia Simona a Parma: «Grazie alla città e all'Arma»
«Grazie a tutti a voi, alla città, all'Arma, a chi ha scolpito il volto di mio papà così magistralmente, nei tratti traspare la sua delicatezza, la sua umanità. Grazie a coloro che lo portano ancora nel cuore. Mi sono commossa, per il calore dimostrato, è una famiglia grandiosa quella dell'Arma che mi riporta a ricordi intimi».
Così Simona Dalla Chiesa, figlia del generale, alla commemorazione che si è svolta oggi a Parma per il 40 quarantesimo anniversario dell'omicidio.
«Grazie a lui guardiamo al bene comune»
«Sono orgogliosa del ricordo della vita di mio padre che avete realizzato – ha detto Simona Dalla Chiesa – Mi ritrovo a pensare a come abbia fatto ad essere così presente nella vita pubblica a servizio della patria e nello stesso tempo a non lasciare scoperto un solo secondo della vita famigliare, lui c'era sempre».
«La sua vita è andata, fin dai suoi 20 anni, sui i binari della democrazia. Grazie ai suoi insegnamenti, ha proseguito la figlia, abbiamo guardato oltre, abbiamo saputo ritrovare la fiducia grazie all'affetto e alla solidarietà di tanti che ci sono stati vicini. Grazie a lui guardiamo oltre, guardiamo al ‹bene comune› per cui lui ha sacrificato la sua vita».
Una cerimonia solenne per ricordarlo
Parma, città dove il generale è sepolto, lo ha ricordato con una cerimonia e deposizione di corona al busto che lo commemora nell'omonima piazza. Poi a Palazzo Ducale, sede del comando provinciale dei Carabinieri, è stato scoperto il busto a ritratto in marmo. Schierato il picchetto composto da 27 militari.
È stata ripercorsa la storia del generale Dalla Chiesa, ricordati i valori in cui credeva. Ultimo saluto al cimitero Monumentale della Villetta con la deposizione di tre corone.