Salute Alcune zecche tropicali scoperte in Germania

SDA

27.8.2018

L’hyalomma marginatum (a destra) paragonata alla zecca comune.
L’hyalomma marginatum (a destra) paragonata alla zecca comune.
IMB / Lidia Chitimia-Dobler via www.uni-hohenheim.de

In Germania, dei ricercatori hanno scoperto numerosi esemplari di zecche tropicali del genere hyalomma. Questa specie è presente anche in Svizzera e può trasmettere il virus della febbre emorragica di Congo-Crimea, pericolosa per l'uomo. Gli esperti ritengono tuttavia che il rischio di un'epidemia sia molto remoto.

Secondo i ricercatori dell'università di Hohenheim e dell'Istituto di microbiologia dell'esercito tedesco (con sede a Monaco), nella Bassa Sassonia e nell'Hesse è stato ritrovato un totale di sette specie del genere hyalomma quest'anno. Non soltanto le bestiole sono ben più grandi delle zecche locali comuni, ma possono anche trasmettere diverse malattie. In un esemplare, gli esperti hanno trovato un batterio della famiglia dei Rickettsiaceae, responsabile di una febbre che provoca importanti reazioni cutanee nell'uomo.

Abituata al caldo secco, questa zecca che vive abitualmente in Africa, in Asia e in Europa meridionale, si sente particolaremente a proprio agio con le condizioni meteorologiche attuali della Germania, sottolineano gli scienziati. «Supponiamo che in futuro saranno presenti sempre più esemplari di zecche tropicali in Germania, attratte dalle condizioni climatiche favorevoli», ha dichiarato Ute Mackenstedt, parassitologo dell'università di Hohenheim, a Stoccarda. Finora, solo due casi isolati di zecche del genere hyalomma erano stati scoperti nella nazione europea, tra il 2015 e il 2017.

In Svizzera dal 1975

La situazione è leggermente diversa in Svizzera. Nel nostro Paese si è parlato di zecche tropicali, per la prima volta, nel 1975. All'epoca, alcuni ricercatori dell'università di Neuchâtel avevano scoperto che le zecche del genere hylomma erano arrivate assieme a degli uccelli migratori. Come spiegato dal parassitologo Alexander Mathis, dell'università di Zurigo, all'agenzia Keystone-ATS, «anche la globalizzazione del turismo e dei trasporti di merci può aver aiutato specie come queste a raggiungere la Svizzera».

Quando si è andati alla ricerca di zecche tropicali, insomma, le si sono trovate qua e là anche da noi, ha aggiuto l'esperto. Tuttavia, queste bestiole non sono state reperite in modo sistematico finora.

Secondo il parassitologo è poco probabile che esse colonizzino la Svizzera: «I nostri inverni sono troppo rigidi per far sì che si trasferiscano qui». Con i cambiamenti climatici, però, le cose potrebbero cambiare sul lungo periodo, anche se si tratta di processi molto lenti.

Rimanere vigili

Le zecche del genere hyalomma possono trasmettere diverse malattie, tra le quali il virus della febbre emorragica di Congo-Crimea, estremamente pericolosa per l'uomo. Tuttavia, ad oggi, alcun caso di questa grave malattia infettiva è stato registrato in Svizzera.

Jan Fehr, direttore del Centro di medicina dei viaggi e delle malattie infettive dell'ospedale universitario di Zurigo, ritiene che la probabilità di un'epidemia dovuta all'arrivo di questa zecca sia bassa: «Tuttavia, dobbiamo rimanere vigili e monitorare la propagazione di tali animali».

L'esperto ha sottolineato anche l'importanza di un servizio speciale sviluppato dall'università di Scienze applicate di Zurigo (ZAHW) e sostenuto dall'Ufficio federale della sanità pubblica (OFSP). Esso permette di raccogliere e inviare le zecche dopo essere stati morsi, al fine di analizzarle per individuare eventuali agenti patogeni. Secondo Fehr, in futuro ciò potrebbe essere possibile anche per quelle che attaccano gli animali da compagnia. 

«Se si registrasse un caso di febbre di Congo-Crimea in un soggetto che non si è recato nelle regioni nelle quali la malattia è presente, si tratterebbe di un campanello d'allarme», ha aggiunto l'infettologo all'agenzia di stampa.

Peraltro, è stato constatato che il numero di casi di encefalite da zecca (MEVE) è di recente cresciuto in modo significativo in Svizzera. «Ma ci si può proteggere efficacemente da questa malattia grazie ai vaccini», conclude Fehr.

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