COVID-19 Ema verso l'ok ad AstraZeneca. Scontro Bruxelles-Londra sull'export

SDA

17.3.2021 - 20:20

La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.
La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.
Keystone

L'Unione Europea si prepara a una nuova stretta sull'export dei vaccini verso il Regno Unito.

Alla vigilia del verdetto dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) sulla sicurezza del siero anti-Covid di AstraZeneca, che si attende positivo seppur magari condizionato ad avvertenze per soggetti a rischio, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen si è detta pronta a «usare ogni strumento» per ottenere reciprocità e proporzionalità nelle esportazioni degli immunizzanti.

AstraZeneca, von der Leyen: «Ho fiducia nell'Ema»

AstraZeneca, von der Leyen: «Ho fiducia nell'Ema»

«Ho fiducia nel prodotto AstraZeneca ed ho fiducia negli scienziati dell'Ema. Dobbiamo dare loro il tempo di cui hanno bisogno per valutare la frequenza degli eventi tromboembolici» rispetto alla cittadinanza vaccinata. Sono le parole della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen alla vigilia della decisione dell'Ema sul vaccino AstraZeneca, attualmente sospeso.

17.03.2021

«Siamo nella crisi del secolo, occorre accelerare» con le inoculazioni. E sul banco degli accusati è ancora una volta Londra, che ha prontamente rigettato tutti gli addebiti.

Dagli stabilimenti nell'Unione sono stati esportati 41 milioni di dosi a 33 Paesi, in particolare 10 milioni al Regno Unito, primo Stato in termini di export di vaccini e territorio in cui sorgono due degli stabilimenti di AstraZeneca, che da contratto dovrebbero produrre per i Ventisette. Ma delle 180 milioni di dosi pattuite entro giugno ne arriveranno solo 70.

«Serve reciprocità. Non sta tornando indietro nulla all'Ue», ha avvertito von der Leyen, sottolineando che «se la situazione non cambierà» in tempi rapidi, Bruxelles valuterà se collegare l'autorizzazione all'export al «livello di apertura» degli altri Paesi.

«Tutte le opzioni sono sul tavolo»

«Tutte le opzioni sono sul tavolo. Dobbiamo garantire che gli europei siano vaccinati al più presto», ha messo in guardia la presidente, lasciando intendere che sul tavolo c'è anche il bazooka dell'articolo 122 dei Trattati, una clausola che permette l'introduzione di misure di emergenza nel caso di serie difficoltà nella fornitura di alcuni prodotti.

Una «base legale» già usata da Bruxelles negli anni Settanta, durante la crisi petrolifera. Tutte ipotesi di cui la presidente parlerà con i leader al vertice della settimana prossima, e di cui si è già iniziato a discutere a livello di diplomazia, in Coreper. L'obiettivo Ue resta comunque di vaccinare il 70% degli europei entro l'estate, cioè oltre 200 milioni di adulti.

Intanto domani sarà il giorno della verità per AstraZeneca, quando nel pomeriggio gli esperti dell'Ema, probabilmente in una conferenza stampa dal quartier generale di Amsterdam, daranno il loro parere sul siero della casa anglo-svedese dopo lo stop cautelativo alle somministrazioni in oltre 16 Paesi europei, in seguito ai casi sospetti di trombo-embolia. L'attesa per il responso nelle capitali è fortissima. Ma i segnali appaiono incoraggianti.

OMS: «Numero di eventi gravi verificatisi estremamente basso»

L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ribadito che «il numero di eventi gravi verificatisi a seguito di vaccini contro il Covid-19 è stato estremamente basso rispetto ai milioni di inoculati. È importante che le campagne di immunizzazione continuino». Sulla stessa linea il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù. «Il rapporto rischi-benefici per il vaccino di AstraZeneca è nettamente a favore dei benefici», ha evidenziato.

«Si può attendere che l'Ema dia una nota di avvertenza» perché «se ci sono soggetti femminili che hanno avuto trombosi, andranno studiati. Soprattutto le donne che prendono la pillola, un farmaco pro-trombotico» o comunque soggetti a rischio, verso cui occorrerà avere «maggiore attenzione». Nel Regno Unito, i casi di trombosi cerebrale più rari individuati sono stati tre su oltre 11 milioni di persone sottoposte al siero di Oxford, «nessuno dei quali mortale».

Si tratta di casi analoghi ai 7 segnalati per primi in Norvegia e poi a quelli in Germania, la cui comparsa ha indotto l'effetto a catena dello stop alle immunizzazioni. Per gli esperti britannici, che in queste ore si confrontano con i colleghi dell'Ema, la quota è talmente bassa da suggerire «una coincidenza e non un rapporto di causa effetto». «Ho fiducia in AstraZeneca e nell'Ema», ha commentato Von der Leyen, domani sarà «tutto chiarito».

E mentre anche Boris Johnson ha annunciato che si farà vaccinare proprio con il siero di Oxford, Downing Street è tornata a respingere le accuse di restrizioni all'export. Il Regno Unito sta «rispettando il suo impegno», ha ribadito un portavoce di Downing Street, «ci aspettiamo che l'Ue» faccia altrettanto.