Giustizia Fideiussioni: chiesti 7,5 anni per armatore

ATS

2.7.2020 - 12:10

Il processo si tiene al Tribunale penale economico del canton Berna.
Il processo si tiene al Tribunale penale economico del canton Berna.
Source: KEYSTONE/PETER KLAUNZER

Il Ministero pubblico bernese ha chiesto una pena detentiva di 7 anni e mezzo da scontare nei confronti di un ex armatore svizzero. L'uomo è accusato di truffa ai danni della Confederazione nella vicenda legata alla concessione di fideiussioni per la flotta marittima.

Il processo è in corso di svolgimento al Tribunale penale economico del canton Berna, con la sentenza che dovrebbe giungere settimana prossima. L'ex armatore è accusato di aver falsificato i prezzi di costruzione e di acquisto di navi mercantili, in modo da ottenere illegalmente fideiussioni da parte della Confederazione.

Il procuratore ha anche richiesto una pena pecuniaria con la condizionale. Secondo l'accusa inoltre, l'imputato, un 66enne domiciliato nel canton Berna, ha ottenuto un beneficio finanziario nell'ordine di 11,7 milioni di franchi grazie alle sue attività illecite e deve dunque versare un risarcimento.

L'uomo è accusato di infrazioni penali fra cui truffa ai sensi della Legge federale sull'approvvigionamento economico del Paese (LAP) e falsità in documenti. Il procuratore ha invece rinunciato a incriminarlo per altro, in quanto era già scattata la prescrizione. La difesa deve ancora prendere la parola.

Le fideiussioni su cui pesano i sospetti, concesse nel 2005 e nel 2013, si attestano a circa 130 milioni di franchi. Nel marzo 2018 era stata avviata un'inchiesta penale per fare luce sui sospetti di falsificazione dei prezzi delle navi mercantili al fine di ottenere denaro, sotto forma di garanzie statali.

I querelanti sono dodici. Dieci di loro sono compagnie di navigazione in liquidazione. L'undicesimo è la Confederazione e il dodicesimo è una compagnia non in liquidazione.

Le fideiussioni destinate alla flotta svizzera d'alto mare hanno alzato un polverone anche a livello politico: le autorità federali sono infatti finite nel mirino della critica per aver sottovalutato i rischi, causando un buco di centinaia di milioni.

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