228 morti nel 2009Airbus e Air France assolti per dramma del volo Rio-Parigi, sgomento tra i parenti delle vittime
SDA
18.4.2023 - 09:48
«Nessuna colpa dimostrata»: Airbus ed Air France, alla sbarra per omicidi colposi dopo il disastro aereo del volo AF447 Rio-Parigi, in cui morirono 228 persone, sono state assolte al termine del processo che si è concluso 14 anni dopo la sciagura.
18.04.2023, 09:48
18.04.2023, 09:56
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Airbus ed Air France, alla sbarra per omicidi colposi dopo il crash nel 2009 del volo AF447 Rio-Parigi sono state assolte.
Nella tragedia persero la vita 228 persone, tra cui sei svizzeri.
Molti parenti delle vittime sono rimasti sorpresi dalla sentenza.
Per il costruttore Airbus la sentenza è coerente con la decisione di non luogo a procedere pronunciata nel 2019.
Il velivolo, secondo il rapporto finale della BEA, precipitò a causa di una situazione di stallo aerodinamico. I tubi di Pitot, che indicano la velocità dell'aereo rispetto all'aria, a causa del gelo, diedero informazioni sbagliate, provocando la disattivazione del pilota automatico. I piloti non riuscirono a capire la situazione.
All'annuncio della sentenza, alcune parti civili presenti in aula si sono alzate, stupefatte, come per lasciare la sala, prima di risedersi in silenzio sbigottite.
«Ci aspettavamo un giudizio imparziale, non è così. Siamo disgustati»: è stata la reazione a caldo della presidente dell'associazione 'Entraide et Solidarité' AF447 che rappresenta i famigliari delle vittime, Danièle Lamy. «Di questi 14 anni di attesa – ha deplorato – non resta che disperazione, costernazione e rabbia».
Riconosciuta la responsabilità civile dei danni
Il tribunale ha escluso colpe penali delle due società, giudicando che se «errori» sono stati commessi sul piano civile, «nessun nesso certo di causalità con l'incidente può venire dimostrato».
I giudici d'Oltralpe si limitano dunque a riconoscere unicamente la «responsabilità civile» dei danni. La stima economica di questo pregiudizio, è stata rinviata ad un'udienza fissata per il 4 settembre.
«Non ha alcun senso»
«Ci dicono 'responsabili ma non colpevoli'. Ed è vero che noi, ci aspettavamo la parola 'colpevoli'», ha commentato uno dei legali delle vittime, Alain Jakubowicz.
«Per me non ha alcun senso», gli ha fatto eco, Ophélie Toulliou, che nella sciagura perse il fratello. Profondamente addolorata dalla sentenza, la donna ha espresso un «sentimento di ingiustizia» e di «incomprensione» per la decisione dei giudici.
«Sentenza coerente»
Da parte sua Air France «prende atto della sentenza». In una nota, la compagnia aerea assicura che «conserverà sempre nella memoria il ricordo delle vittime di questo terribile incidente e rivolge il suo più profondo cordoglio alle famiglie e dei cari».
Per Airbus, la sentenza è «coerente» con il non luogo a procedere pronunciato al termine dell'istruzione giudiziaria, nel 2019. Anche il colosso europeo dell'aeronautica esprime solidarietà ai famigliari e «ribadisce» il suo «totale impegno in materia di sicurezza aerea».
Tra le vittime sei svizzeri
Il primo giugno 2009, il volo AF447 tra Rio e Parigi precipitò in piena notte nell'Oceano Atlantico, a poche ore dal decollo dal Brasile.
Tra le 228 vittime del disastro, 216 erano passeggeri, di cui sei svizzeri e 12 membri dell'equipaggio (11 francesi e 1 brasiliano).
A bordo dell'Airbus A330 immatricolato F-GZCP si trovavano passeggeri di 33 diverse nazionalità. Tra loro c'erano, in particolare 61 francesi, 58 brasiliani e 26 tedeschi.
Le cause del dramma
Giova ricordare che l'aereo, i cui resti e le scatole nere furono recuperati solo due anni dopo, si è schiantato a causa di una situazione di stallo aerodinamico che non venne riconosciuta dai piloti. Poco prima della tragedia stava volando a oltre 10.000 metri di quota.
Il rapporto finale del BEA (Bureau d'Enquêtes et d'Analyses pour la sécurité de l'aviation civile) ha stabilito che pochi minuti prima dell'impatto, i tubi di Pitot, i sensori che indicano la velocità di un aereo rispetto all'aria, iniziarono a fornire indicazioni sbagliate a causa della formazione di ghiaccio che ne avrebbe causato il congelamento, l'otturazione e il conseguente malfunzionamento. Questo guasto causò la disattivazione del pilota automatico.
Le indagini del BEA, durate tre anni, dal giugno 2009 al giugno 2012, scoprirono che i piloti non erano stati addestrati a pilotare l'aereo «in modalità manuale» e non erano in grado «di riconoscere tempestivamente e rispondere a un malfunzionamento del sensore di velocità ad alta quota». All'epoca del dramma non era un requisito di formazione standard.
Insomma, i piloti non furono in grado di capire che si trovavano in una situazione di stallo, che se identificata per tempo, avrebbe permesso di evitare lo schianto e reso possibile la ripresa del controllo dell'aereo.