Italia Italia, 30 anni dall'inchiesta Mani Pulite

SDA

17.2.2022 - 18:58

Il 17 febbraio 1992, con l'arresto a Milano di Mario Chiesa, presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio, cominciava l'inchiesta «Mani Pulite».  

L'indagine mise sottosopra l'intero Paese e ridisegnò la geografia politica italiana, spazzando via Psi e Dc ma non risparmiando neanche altri partiti. Si trattò di una fila di inchieste sulla corruzione e sul finanziamento illecito dei partiti che fece cadere la Prima Repubblica italiana, ha ricordato la RSI.

L'azione venne coordinata dalla Procura guidata da Francesco Saverio Borrelli e dall'aggiunto Gerardo D'Ambrosio e assegnata in prima battuta ai pubblici ministeri Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo.

Tante rogatorie passarono dalla Svizzera

Molto di quell'inchiesta, ricorda ai microfoni della RSI Colombo, passò proprio dal nostro Paese: «Sì, la Svizzera era il luogo in cui si trovavano tanti, ma tanti di quei soldi che servivano per pagare le tangenti o che erano arrivati attraverso le tangenti».

«Se si pensa che sulle 613 rogatorie internazionali partite dall’Italia, 442 furono dirette in Svizzera. Più di tre quarti dunque. Per 442 volte abbiamo chiesto alla Svizzera soprattutto documentazione bancaria».

«La collaborazione andò molto bene con le autorità elvetiche. Soprattutto quando Carla Del Ponte divenne procuratrice federale. In certi altri casi ci furono dei formalismi eccessivi. Ma in totale le risposte positive furono il 53%. Molto meglio di altri Paesi, ma furono comunque poco più della metà. Quel che ci è arrivato dalla Svizzera – conclude Colombo – ci ha aiutato tuttavia e ci avrebbe aiutato di più se fossero state confermate anche tutte le altre rogatorie».

Dopo quella milanese, una settantina di procure in tutta Italia avviarono inchieste sulla corruzione nella pubblica amministrazione. Nessuno venne risparmiato: leader politici, ministri e manager ma anche grossi gruppi come la Fiat, l'Eni, la Montedison, l'Enel, l'Olivetti e pure il gruppo Fininvest.

Alcuni interrogativi ancora aperti

Quella stagione in cui si sono mescolati le speranze di una società rigenerata e il senso di giustizialismo, in cui sono andati in scena i processi spettacolo e un braccio di ferro tra politica e magistratura italiana, ha azzerato la Prima Repubblica ma, è il parere di molti, non il malaffare.

Quel periodo oramai è un capitolo scritto nei libri di storia. Restano invece aperti una serie di interrogativi e le mai sopite polemiche sul ruolo delle toghe tacciate di indebite invasioni di campo e di un uso distorto del potere a loro conferito.

I protagonisti

I protagonisti di allora o sono scomparsi o, in linea di massima, hanno cambiato vita.

Antonio di Pietro

Di Pietro, 71 anni, è forse il volto più popolare del pool Mani Pulite. Nel 1994 ha appeso la toga da magistrato.

È passato attraverso guai giudiziari, da cui è uscito indenne, e ha anche calcato la scena della politica, diventando addirittura ministro. 

Gherardo Colombo

Anche Gherardo Colombo, ora 75 anni, ha lasciato la magistratura nel 2007. Lui però si è dedicato a un'assidua attività di prevenzione della corruzione nelle scuole e di educazione alla legalità.

Tra i vari incarichi, è presidente della «Garzanti Libri» e di «Resq People Saving People», una Ong da lui fondata. Dal 2012 al 2015 è stato del Cda della Rai.

Piercamillo Davigo

Piercamillo Davigo è stato in Corte d'Appello e poi in Cassazione, alla guida dell'Associazione nazionale italiana magistrati.

L'anno scorso, compiuti i 70 anni, è andato in pensione, dopo una «battaglia» per conservare il posto al Csm, ultima sua nomina. 

Per un periodo è stato editorialista al «Fatto Quotidiano» e tra gli ospiti fissi in alcune trasmissioni tv.

Attualmente è imputato a Brescia per rivelazione del segreto d'ufficio per il caso dei verbali di Piero Amara.

Mario Chiesa

Mario Chiesa, dopo aver espiato la pena per la vicenda del Pio Albergo Trivulzio, si è riavvicinato indirettamente alla politica, entrando a far parte della Compagnia delle Opere, l'associazione imprenditoriale di Comunione Liberazione.

Nel marzo del 2009, però, è di nuovo arrestato per irregolarità nella gestione dei rifiuti in Lombardia, vicenda per la quale ha poi patteggiato 3 anni e mezzo a Busto Arsizio, Varese.

Carlo Sama

Una nuova vita tra Montecarlo e il Sudamerica è quella di Carlo Sama, imprenditore e manager, sposato con Alessandra Ferruzzi, figlia di Serafino Ferruzzi, e cognato di Raul Gardini. 

Come presidente di Agropeco, lavora nel settore agricolo e del bestiame. Nel 2016 è stato nominato console onorario del Paraguay nel Principato monegasco.

Sergio Cusani

Segio Cusani è l'unico che ha pagato davvero, è risaputo. Scontata la condanna a 5 anni e 10 mesi, di cui quattro in carcere, ha dato un taglio netto alla sua vita da manager.

Impegnato nel sociale ad un progetto per il recupero dei detenuti e di finanza etica e ha collaborato con la Cgil come consulente.

Gli altri volti di Mani Pulite

Gianstefano Frigerio, ai tempi segretario lombardo della Democrazia Cristiana (Dc) riciclatosi in Forza Italia. Insieme a Primo Greganti è stato riarrestato nel 2015 nell'inchiesta milanese sulla cosiddetta «cupola degli appalti Expo».

L'ex ministro italiano Francesco De Lorenzo è diventato presidente della Coalizione europea dei malati di cancro.

Paolo Cirino Pomicino non ha invece mai abbandonato la politica anche se si è allontanato dalla Dc e nel 2019 si è convertito avvicinandosi al Pd.