«The Cal 2024» La diaspora africana e l'orgoglio black nel nuovo calendario Pirelli

SDA

30.11.2023 - 15:33

Da sinsitra: James Samuel, Amanda Gorman, Prince Gyasi e Angela Bassett alla presentazione del calendario Pirelli a Londra.
Da sinsitra: James Samuel, Amanda Gorman, Prince Gyasi e Angela Bassett alla presentazione del calendario Pirelli a Londra.
Keystone

I colori sono carichi e simbolici, le persone che li rappresentano hanno altrettanto da dire, dietro c'è la visione artistica di Prince Gyasi, londinese di adozione, ghanese di origine, di etnia ashanti, appena 28 anni, una firma emergente delle arti visive.

Il suo viaggio dal Ghana all'Occidente e ritorno, per mostrare quanto il futuro sia black e radicato in Africa è l'essenza di The Cal 2024, il nuovo calendario Pirelli.

«Timeless, senza tempo è quello che ho cercato di rappresentare, io – ha detto Gyasi nell'evento a Londra per la presentazione del calendario che festeggia il 50/o anniversario – concepisco l'arte come fuori del tempo e c'è inoltre il tentativo con il mio lavoro di riportare le persone insieme, al senso della comunità e condivisione.

Nel calendario ci sono i miei ricordi di infanzia e i personaggi che vedevo da bambino e mi hanno ispirato al cinema come Angela Bassett, nella moda come Naomi Campbell o come Marcel Desailly, il calciatore ghanese che ha giocato in Francia, nel Chelsea e al Milan e sui cui campi di calcio costruiti con i soldi che mandava in patria ho passato giornate».

Il primo di un fotografo nero

Se la 53enne Naomi Campbell è alla quinta collaborazione con il calendario Pirelli, per il progetto artistico di Prince Gyasi, il primo di un fotografo nero, sono tanti i volti tutti riconducibili all'Africa perché è proprio la diaspora africana il cuore di The Cal 2024.

Come sua maestà Otumfuo Osei Tutu II, da 25 anni sul trono del popolo Asante dell'Africa occidentale, o la giovane poetessa americana Amanda Gorman che ha recitato «The Hill We Climb» alla cerimonia di insediamento del presidente statunitense Joe Biden nel 2021.

E poi ancora la afro-americana Margot Lee Shetterly, dal cui libro «Hidden Figures» è stato tratto il film cult «Il diritto di contare», la nigeriana Tiwa Savage regina dell'Afrobeats, l'attore Idris Elba, il regista e cantante londinese di origine nigeriana Jeymes Samuel (che ha girato l'inedito film biblico «The Book of Clarence a Matera»), l'artista contemporaneo ghanese Amoako Boafo, la cantante americana Teyana Taylor e lo stesso Prince Gyasi.

Luce sulla forza dell'Africa

L'artista, che è nato ad Accra, è cofondatore di Boxedkids, un'organizzazione non-profit che aiuta i bambini della capitale a ricevere un'istruzione, ed ha al suo attivo varie collaborazioni con la moda da Balmain a Off White.

Il tema della migrazione economica si è incrociato per questa edizione con il calendario Pirelli, perché il principe ashanti in colorati costumi etnici che ha parlato in rappresentanza del re alla presentazione alla stampa londinese ha sottolineato come The Cal 2024 tutto dedicato alle radici black farà luce sulla forza dell'Africa, potendo creare nuove opportunità e far si che i giovani restino.

«Mi è piaciuta molto la storia di questo artista e così la sua visione nel momento in cui è chiaro che il futuro ci lega all'Africa che – ha detto Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo di Pirelli – tra pochi decenni avrà 2 miliardi e mezzo di abitanti e cercare di costruire qualcosa insieme è guardare al domani con positività».

Di diaspora africana e di donne hanno parlato Angela Bassett e Amanda Gorman. «I miei genitori sono figli di schiavi, la mia musa è stata Phillis Wheatley Peters, prima poetessa afroamericana che da autodidatta ha studiato inglese, latino e greco, sento forti queste radici, ha detto la 25enne attivista Gorman che non ha escluso un futuro nella politica.

Angela Bassett, tra le più note attrici nere quest'anno riceverà l'Oscar alla carriera («non l'ho sognato, avrei aspettato troppo»), ha concluso: «Lottiamo, combattiamo continuamente, non è certo un paradiso il mondo in cui viviamo, ma dobbiamo andare avanti e l'arte è un mezzo».