Il re del volo La terribile fine di un’era: il giorno in cui il Concorde è andato in fiamme

Julia Naue, dpa

24.7.2020

Il Concorde era l’aereo delle celebrità... e dello champagne. 20 anni fa, l’era del velivolo di lusso è terminata con una delle peggiori catastrofi della storia dell’aviazione.

«Avete delle fiamme dietro di voi», comunica la torre di controllo dell’aeroporto di Parigi-Charles de Gaulle. Ma è troppo tardi, l’aereo va già troppo veloce e deve decollare. La registrazione termina alle 16h44; alcuni minuti dopo il decollo, il volo 4590 di Air France si schianta su un hotel, formando un’enorme palla di fuoco al di sopra di Gonesse, nella periferia parigina.

I 109 a bordo, tra passeggeri ed equipaggio, oltre a quattro persone a terra perdono la vita quel 25 luglio di 20 anni fa. Questo terribile incidente segna l’inizio della fine di un mito – quello del Concorde, un aereo supersonico.

«Ero a un congresso il giorno in cui il Concorde si è schiantato. Ho ricevuto una chiamata dallo studio, cosa che era abbastanza insolita», ricorda Christof Wellens, avvocato a Mönchengladbach, in Germania. A bordo del Concorde si trovavano, tra gli altri, 99 passeggeri diretti a New York che avevano prenotato una crociera. Quasi tutti provenivano dalla Germania, di cui 13 da Mönchengladbach. «Alcuni parenti avevano contattato l’ufficio dopo aver visto in televisione che il Concorde aveva avuto un terribile incidente», racconta Christof Wellens.

Un lavoro delicato con i familiari distrutti dal dolore

Christof Wellens è presidente dell’associazione Crash e.V., che assiste i familiari delle vittime di gravi incidenti. L’associazione è specializzata negli incidenti aerei e si è ugualmente schierata a sostegno dei parenti delle vittime dell’incidente del volo Germanwings nel 2015.

Per esempio, l’associazione mette immediatamente del denaro a loro disposizione e prende contatto con i proprietari ed altri creditori che indirizzano loro dei solleciti di pagamento.

«Ovviamente, li mettiamo anche in contatto con degli psicologi, degli esperti, degli specialisti e li aiutiamo ad ottenere un’assistenza giuridica», spiega Christof Wellens. L'azienda Crash e.V. è stata fondata dopo l’incidente del Concorde.

All’epoca, Christof Wellens ha condotto le negoziazioni per l’indennizzazione dei parenti di diverse vittime del Concorde. Il contatto con i familiari è stato stabilito direttamente dopo l’incidente dall’intermediario dello studio di avvocati.

«Queste conversazioni con i parenti distrutti dal dolore necessitano di molto tatto, perché in questa situazione, qualunque altra cosa sembra più importante delle questioni di denaro, spiega. In un simile frangente, noi abbiamo lo sguardo rivolto piuttosto verso il futuro.» Ciò invece si rivela difficile per i familiari, osserva.

«Bisogna essere capaci di vedere il lavoro da un punto di vista professionale: è come un medico che si occupa di un paziente affetto dal cancro, spiega l’avvocato. Noi vediamo l’aiuto che possiamo portare, più che il fatto è avvenuto qualcosa di terribile.»

Nel caso dell’incidente del Concorde, molti sono arrivati rapidamente a un accordo. Nel giro di circa un anno, erano state versate delle indennità, ha spiegato Christof Wellens.

Una catastrofe causata da una lamiera

Dieci anni dopo, un tribunale francese si è pronunciato su quello che era successo all’epoca. Durante il suo decollo, il Concorde ha rullato su un pezzo di metallo perso da un aereo che aveva lasciato la pista poco prima.

Ciò ha provocato una fatale reazione a catena: la lamiera ha fatto scoppiare un pneumatico del carrello di atterraggio del Concorde, delle parti in caucciù hanno perforato una cisterna dell’aereo e il cherosene che ne è uscito ha preso fuoco. È stata dunque una lamiera a segnare la sorte di 113 persone.

Il «re del volo»

Per molti, volare a bordo del Concorde era un sogno. Si trattava dell’unico aereo supersonico utilizzato in maniera durevole nel trasporto dei passeggeri.

Il Concorde, aereo bianco come la neve dal naso appuntito, ha percorso le tratte che collegano Parigi e Londra a New York per un quarto di secolo, imponendosi per così dire come «re del volo».

Bastavano tre ore e mezza al Concorde per attraversare l’Atlantico a una velocità due volte superiore a quella del suono, ovvero meno della metà del tempo di tragitto di un aereo normale. Champagne e caviale, simboli di lusso per eccellenza, venivano serviti a bordo.

Una fine inevitabile

Air France e British Airways avevano attivato dei servizi regolari nel 1977. Essi sono stati interrotti nel 2003. Numerosi sono coloro che si chiedono se il Concorde volerebbe ancora oggi se non ci fosse stato l’incidente. La risposta sarebbe probabilmente negativa.

«Le cose erano cambiate già un po’ prima dell’incidente. I passeggeri che ci si aspettava a bordo del Concorde – le celebrità, i reali, i magnati, – avevano cambiato abitudini», stima Cord Schellenberg, esperto in aviazione, spiegando che molti avevano optato per dei jet privati che non erano legati ad orari di volo regolari.

«I clienti volevano poter prendere l’aereo non soltanto da Londra Heathrow a New York-JFK, ma anche da Nizza a Washington, per esempio», spiega l’esperto. Il Concorde e la sua offerta limitata invece non lo permettevano.

Al tempo stesso, il Concorde era abbastanza stretto. Non c’era posto per degli elementi di lusso come dei letti incastrati o dei separé. Inoltre, il consumo di carburante era enorme e i costi di manutenzione sproporzionati. Il «bell’uccello bianco» sembra completamante superato oggi, non foss’altro che per ragioni ambientali.

Non resta che il ricordo

Malgrado tutto, continuano i tentativi delle aziende di lavorare all’elaborazione di un nuovo Concorde. Coloro che sperano di poter attraversare presto il mondo a bordo di un aereo supersonico rischiano tuttavia di rimanere delusi.

«Dopo l’emergenza coronavirus, non penso che resterà del venture-capital sul mercato per investire in un nuovo progetto di aereo simile nei prossimi anni», stima Cord Schellenberg.

Resta dunque il ricordo di un aereo straordinario con il quale si potevano battere i record. Cord Schellenberg ne è sicuro: «Senza l’incidente, il Concorde sarebbe nei musei. Si è invece diretto alla rottamazione. Era già un’icona dell’aviazione, bisogna riconoscerlo.»

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