Scoppia lo scandalo Pegasus Scoppia lo scandalo Pegasus: cellulari di reporter, attivisti e politici spiati da alcuni Governi

SDA

19.7.2021 - 07:00

Diversi governi «autoritari» hanno usato un software israeliano per spiare i cellulari di giornalisti, attivisti e manager nel mondo. È quanto emerge da un'indagine condotta dal «Washington Post» e altre 16 testate internazionali.

IMMAGINE D'ILLUSTRAZIONE
IMMAGINE D'ILLUSTRAZIONE
KEYSTONE

19.7.2021 - 07:00

Il software, venduto dall'israeliana NSO Group e chiamato Pegasus, è nato per consentire ai governi di seguire terroristi e criminali. L'indagine, alla quale ha partecipato anche il «Guardian», rivela che giornalisti, attivisti e politici sono finiti del mirino di governi «autoritari».

Lo spyware Pegasus, se inserito in uno smartphone, può recuperare foto, messaggi, contatti e persino ascoltare le chiamate del suo proprietario. L'azienda, fondata nel 2011 e regolarmente accusata di stare al gioco dei regimi autoritari, ha sempre assicurato che il suo software fosse utilizzato solo per ottenere informazioni contro reti criminali o terroristiche.

Ma Forbidden Stories e Amnesty International hanno avuto accesso a un elenco, compilato nel 2016, di 50.000 numeri di telefono che i clienti della NSO avevano selezionato per la potenziale sorveglianza. Include i numeri di almeno 180 giornalisti, 600 politici, 85 attivisti per i diritti umani o 65 dirigenti d'azienda... secondo un'analisi effettuata da 17 redazioni.

Giornalista abbattuto

In questa lista compare in particolare il numero di un giornalista messicano Cecilio Pineda Birto, ucciso poche settimane dopo la sua comparsa su questo documento.

Ne fanno parte anche i corrispondenti esteri di diversi importanti media, tra cui Wall Street Journal, CNN, France 24, Mediapart, El País, AFP, New York Times, Financial Times, Voice of America e Al-Jazeera.

Altri nomi di personalità in lista saranno resi noti nei prossimi giorni dal consorzio mediatico che ha condotto l'inchiesta, tra cui Le Monde, The Guardian e The Washington Post.

I loro giornalisti hanno incontrato alcuni di quelli presi di mira e recuperato 67 telefoni, che sono stati oggetto di una perizia tecnica in un laboratorio di Amnesty International. Ha confermato un'infezione o un tentativo di infezione con lo spyware del gruppo NSO per 37 dispositivi, secondo i rapporti diffusi domenica.

Spiate persone vicine a Khashoggi

Due dei telefoni appartengono a donne vicine al giornalista saudita del Washington Post Jamal Khashoggi, assassinato nel 2018 nel consolato del suo Paese a Istanbul da un commando di agenti sauditi.

«C'è una forte correlazione temporale tra quando i numeri sono apparsi sulla lista e quando sono stati posti sotto sorveglianza», ha detto il Washington Post.

A questa analisi, che mina la comunicazione dell'azienda israeliana, si aggiunge uno studio, condotto nel 2020, dal Citizen Lab dell'Università di Toronto, che aveva confermato la presenza del software Pegasus nei telefoni di decine di dipendenti dell'emittente Al-Jazeera in Qatar.

Ancora diversi punti di domanda

Il software israeliano sarebbe stato quindi usato dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti per prendere di mira i cellulari di alcune persone vicine a Jamal Kashoggi. Ma anche dal governo ungherese di Viktor Orban, che l'avrebbe usato nell'ambito della sua guerra ai media, prendendo di mira i giornalisti investigativi ma anche il ristretto circolo di manager dei media indipendenti.

La lista dei numeri di telefono segnalati dall'inchiesta su Pegasus include più di 50'000 numeri, concentrati in paesi rinomati per la sorveglianza dei loro cittadini e clienti di NSO Group.

La lista non identifica chi ha ha deciso l'inserimento dei numeri di telefono e perché, e non è chiaro neanche quanti siano stati i cellulari presi nel mirino o spiati.

SDA