Dal 1979 al 1995 È morto Ted Kaczynski, l'Unabomber terrorizzò l'America per 17 anni

SDA

10.6.2023 - 20:27

Theodore J. Kaczynski, Unabomber, che dal 1978 al 1995 terrorizzò gli Stati Uniti attaccando accademici, uomini d'affari e civili con bombe fatte in casa, uccidendo tre persone e ferendone 23 con l'obiettivo dichiarato di provocare il collasso «dell'ordine sociale moderno» è morto in carcere a 81 anni.

Ted Kaczynski, noto come Unabomber, è stato trovato morto dalle guardie carcerarie nella sua cella sabato mattina, secondo quanto riferito dalle autorità statunitensi a ABC News. Le cause del decesso non sono ancora state rese note; aveva 81 anni.

Si trovava in precedenza in una struttura di massima sicurezza in Colorado, ma nel dicembre 2021 era stato trasferito in una struttura medica in North Carolina a causa delle cattive condizioni di salute.

Stava scontando la condanna a 8 ergastoli, senza la possibilità di chiedere la libertà vigilata, a cui era stato condannato nel 1998, dopo essersi dichiarato colpevole di aver ucciso tre persone e di averne ferite altre 23 tra il 1978 e il 1995.

Un mistero che «affascinava»

Una vita di violenza eppure Kaczynski aveva catturato l'attenzione morbosa dell'America attraverso la paura, il terrore e quella folle corsa cieca verso l'obiettivo dichiarato di provocare il collasso «dell'ordine sociale moderno»: attaccò accademici, uomini d'affari e civili con bombe fatte in casa.

Brillante matematico laureato ad Harvard poi ritiratosi a una vita da quasi ‹eremita›, dal 1978 e per 17 anni, Kaczynski inviò 16 bombe, nascoste in pacchi postali, ad aziende, istituzioni e persone, provocando un totale di tre morti e 23 feriti.

Quello che però le sue azioni lasciavano era anche un'aura di mistero che teneva inevitabilmente migliaia di persone incollate alle cronache, alla minuziosa descrizione dei fatti seguita dalle analisi sempre più approfondite, eppure mai abbastanza da fornire la chiave di lettura definitiva per identificare e catturare il ‹terrorista› dell'America opulenta.

Anno dopo anno, colpo dopo colpo, lo schema della sua azione cominciò ad emergere così come risultò sempre più chiaro che quell'uomo allora sconosciuto aveva intrapreso una crociata contro il progresso e la tecnologia: costruiva le sue bombe in una capanna nelle montagne del Montana senza acqua corrente né elettricità.

Il suo passo falso

I suoi primi bersagli furono accademici e compagnie aeree e ciò gli fece guadagnare l'appellativo di ‹Unabomber›, da «University and Airline Bomber», quindi seguì la sua lunga stagione di attentati.

Era considerato l'attentatore più prolifico degli Stati Uniti e ci vollero quasi 20 anni per catturarlo. Finì in manette nel 1996. Venne ritrovato in una una capanna nei boschi del Montana. Giustificò i suoi atti come un tentativo di lotta contro il pericolo generato dal progresso tecnologico.

Fu poi incastrato grazie al Manifesto che scrisse e inviò a numerosi organi di stampa. Non avrebbe più spedito pacchi bomba a condizione che le sue idee fossero pubblicate. Nel suo testo si scaglia contro l'industrializzazione e il progresso tecnologico e invoca il ritorno a una vita rurale in gruppi di massimo 30 persone. I giornali lo pubblicarono, ma in stretta collaborazione con le autorità, tra cui l'FBI. Le sue parole, anni dopo, lo inchioderanno.

La sua storia l'abbiamo raccontata su blue News nel 2021, in occasione del 25esimo anniversario della sua cattura. Eccovi l'articolo

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