Olimpiadi È ancora il caos per la Senna: il Belgio attacca, ma Parigi si difende

SDA

5.8.2024 - 21:13

Gli atleti gareggiano durante il triathlon a staffetta mista ai Giochi olimpici di Parigi 2024.
Gli atleti gareggiano durante il triathlon a staffetta mista ai Giochi olimpici di Parigi 2024.
IMAGO/ZUMA Press

Non c'è pace lungo la Senna. La faraonica impresa della Francia, del Comune di Parigi e della regione – consegnare ai parigini un fiume pulito dove poter fare il bagno dopo i Giochi – trova nuovi ostacoli. Stavolta sono i belgi del Triathlon a contestare l'organizzazione, dopo che Claire Michel, punta di diamante della loro formazione, si è ammalata di una forma acuta di gastroenterite. E la squadra si è ritirata dalla gara della staffetta mista, regolarmente partita e conclusa stamattina.

Keystone-SDA

Si parla di Escherichia coli, ma non ci sono ancora risultati ufficiali delle analisi. I media belgi hanno puntato il dito contro la Senna, l'organizzazione di Parigi 2024 risponde che non ci sono elementi che dimostrano che Claire Michel si sia ammalata per aver nuotato nel fiume mercoledì scorso, in occasione della gara femminile.

Il Comitato olimpico belga ha emesso un comunicato dai toni duri, nel quale però non si accusa apertamente la presenza di batteri nella Senna e, soprattutto, si lascia intendere che il ritiro della squadra dalla gara di triathlon misto di questa mattina sia una decisione «politica».

Invece, fonti belghe hanno spiegato in giornata che la Michel non aveva una riserva che la sostituisse. L'unico atleta «in panchina» presente questa mattina a Parigi era un uomo, Arnaud Mengal.

Mentre l'unica, ipotetica, donna che avrebbe potuto prendere il posto della collega malata, Valérie Barthélemy, ha mollato la presa sul triathlon concentrandosi sul fondo dopo aver visto naufragare le sue speranze di qualificazione a livello individuale.

«Si tirino le conseguenze»

«Il COIB (il Comitato olimpico belga) e la Federazione Triathlon sperano che per le prossime competizioni di questa specialità alle Olimpiadi si tirino le conseguenze – si legge nel comunicato dei belgi – Pensiamo alla garanzia delle giornate di allenamento, ai giorni di gare e al formato della competizione, che deve essere chiarito in anticipo in modo da non lasciare più spazio all'incertezza per gli atleti, per le delegazioni e per i tifosi».

È la stessa preoccupazione espressa da molti nuotatori – Paltrinieri in testa – attesi venerdì e sabato dalle gare dei 10 chilometri in acque libere. E si spera pulite. Ma erano i media belgi a puntare esplicitamente il dito contro Parigi 2024 e la Senna come suo simbolo.

Il quotidiano De Standaard, in particolare, ha scritto che la Michel era «ricoverata da 4 giorni in ospedale», cosa che il Comitato organizzatore francese ha avuto gioco facile a smentire: «non è mai stata in ospedale, è stata soltanto curata ieri dall'ambulatorio medico del Villaggio Olimpico ed ha poi fatto ritorno nella sua stanza».

Una versione che il COIB si affrettava a confermare, senza peraltro recedere dalla convinzione del legame fra immersione nella Senna e probabile presenza di E. Coli nelle analisi dell'atleta.

Nel villaggio atleti con sintomi simili

A complicare la situazione, notizie di altri atleti che nel Villaggio denunciano sintomi simili alla belga, in particolare due svizzeri, per i quali però la Senna è scagionata: Adrien Briffod, secondo la sua stessa federazione, stava già male durante la gara, Simon Westermann, l'altro ammalato, è una riserva e non ha neppure gareggiato nella Senna.

E qui si insinua l'altra ipotesi circolata in giornata: un'epidemia di gastroenterite al Villaggio Olimpico, che spiegherebbe la presenza di sintomi simili a gastroenterite o salmonellosi anche in chi non si è tuffato.

«Claire era debolissima» ha detto ai media belgi il suo allenatore, Thibault De Rijdt, precisando che l'atleta ha cominciato a sentirsi male il 1 agosto, giorno subito dopo la gara, «vomitava, aveva mal di stomaco. E adesso ha sintomi di disidratazione. Non sarebbe stata neppure in grado di fare una corsetta, figuriamoci di gareggiare. Non meritava di chiudere così la sua carriera».