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Quando l'arca di Noé si trasforma in Titanic Perché gli animali dello zoo di Buenos Aires devono soffrire?
AP
11.9.2018
Lo zoo di Buenos Aires, inaugurato 140 anni fa, ha chiuso i battenti nel 2016, ma sul posto centinaia di animali continuano a vivere e morire per strane ragioni.
Shaki aveva 18 anni quando è morta — troppo giovane per una giraffa. Quanto alla femmina di rinoceronte Ruth, immobilizzata nel fango per ore, non si è riusciti a fare nulla per salvarla. I recenti decessi nell’antico zoo hanno provocato l’indignazione dei difensori della causa animale.
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La denuncia mossa da questi ultimi al municipio è che la trasformazione dello zoo vecchio di 140 anni in un più economico eco-parco e il trasferimento della maggior parte dei 1500 animali in un centro di protezione siano stati oggetto di un’organizzazione disastrosa.
No a las obras en el zoo de Buenos Aires. #SINZOO @horaciorlarreta @gcba @BACiudadVerde @SinZooArgentina @malalafontan pic.twitter.com/XUg5NTBfFd
— ★StaR GiRL★ (@EUGYCORTEZ) August 19, 2018
In una delle sue e-mail, un’associazione composta da più di una dozzina di gruppi ambientalisti e organizzazioni veterinarie si è lamentata dello «stato di abbandono» nel quale si trova l’infrastruttura.
Death of giraffe and rhinoceros raises alarm at former Buenos Aires zoo. By @LuisAndresHenao, photos by @npisarenko and video by @byrnepauljhttps://t.co/YIEwjsyTI0 pic.twitter.com/FmRxznwJzD
— The Associated Press (@AP) August 23, 2018
In una delle sue e-mail, un’associazione composta da più di una dozzina di gruppi ambientalisti e organizzazioni veterinarie si è lamentata dello «stato di abbandono» nel quale si trova l’infrastruttura.
Dal 2016, qui sono morti circa 200 animali. In seguito alla morte di Shaki e Ruth, un ex direttore dello zoo ha anche fatto denuncia e chiesto l’apertura di un’inchiesta. Tra le altre cause, la mancanza di cure e lo stress generato dai rumori provenienti da un cantiere vicino hanno contribuito al decesso degli animali, spiega l’ex direttore Claudio Bertonatti.
«Non un'arca di Noè, ma il Titanic»
La verdad del Ecoparque es esta. Es necesario que el Jefe de Gobierno de Buenos Aires inicie una transformación auténtica, basada en hechos coherentes con el bienestar animal, la conservación de la naturaleza, la educación y la ciencia. Los anuncios huecos se llenan de ratas. pic.twitter.com/u9Xf2rIIMi
— Claudio Bertonatti (@naturaycultura) July 24, 2018
«Un anno fa ho fatto notare che questa infrastruttura non era l’arca di Noé, ma il Titanic in rotta di collisione», dichiara Claudio Bertonatti, che lavora ormai come consigliere per l’organizzazione governativa Fundacíon Azara. «Oggi, siamo andati a sbattere contro l’iceberg.»
Lo zoo in questione è stato inaugurato nel 1875 nella periferia di Buenos Aires, in una zona allora relativamente tranquilla. Il parco per gli animali è in seguito diventato uno dei luoghi preferiti dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, che era affascinato dalle tigri e ne aveva fatto uno dei suoi soggetti prediletti. Tuttavia, la metropoli si è sviluppata e lo zoo si è ritrovato intrappolato in una rete di strade molto trafficate. Il rumore dei clacson e delle frenate ha finito per invadere il parco.
Una chiusura più complicata del previsto
Oggi, i visitatori troveranno all’interno del parco solo un leone solitario che sembra rincorrere la sua coda. Secondo le norme moderne, questo complesso vetusto era una vera e propria crudeltà nei confronti degli animali, così come l’ambiente rumoroso e l’aria inquinata del centro. Sono numerose le organizzazioni di protezione degli animali che si sono battute per la chiusura del parco.
«La vita in cattività è degradante per gli animali e non è in questo modo che bisogna occuparsene», aveva dichiarato il capo del governo della città Horacio Rodriguez Laretta al momento dell’annuncio della chiusura dello zoo nel 2016. Tuttavia, la ricerca di un nuovo alloggio per gli animali si è rivelata complicata. Oggi, due anni più tardi, centinaia di essi occupano ancora le loro vecchie gabbie e recinti rumorosi.
I gestori municipali dell’ecoparco, come viene chiamata oggi l’infrastruttura, sottolineano i miglioramenti apportati. Inoltre, il sito di 18 ettari è stato chiuso ai visitatori per ridurre lo stress degli animali. Per il momento, circa 430 di essi sono stati trasferiti.
Problemi legislativi e logistici
Tra questi animali, due grizzly, tre alligatori e un’iguana, sono stati accolti da alcuni zoo e da centri di protezione americani. Alcuni impiegati del Comune hanno riconosciuto che la chiusura dello zoo si annunciava più complicata del previsto. Così, sono state adottate nuove leggi per permettere il trasferimento degli animali.
Alcuni specialisti temono che gli animali, così abituati allo zoo, possano non sopravvivere al trasferimento. Se la maggior parte di essi non sono stati trasferiti, ciò è avvenuto anche per ragioni logistiche — erano troppo imponenti per il trasporto.
Questo è stato in particolare il caso delle giraffe: Shaki, il suo compagno Buddy e il suo piccolo Ciro. Tuttavia, nulla lascia pensare che Shaki fosse in pericolo di vita. In libertà, le giraffe possono raggiungere l’età di 25 anni. Il veterinario Guillermo Wiemayer, che ha lavorato nel vecchio zoo per più di 10 anni, dichiara: «Aveva ancora molti anni davanti a sé».
Un rinoceronte immobilizzato nel fango
Shaki ha cominciato a mostrare i primi segni di mal di stomaco il mattino del 24 luglio. Era ormai troppo tardi. L’autopsia ha rivelato un’ulcera gastrica sfociata poi in peritonite.
Dieci giorni prima, è stata Ruth a soffrire di un’infezione addominale che si è poi propagata. Secondo Guillermo Wiemayer, il rinoceronte femmina soffriva di problemi respiratori e diarrea ed era stata leggermente ferita da uno dei maschi. Ma in generale, lo stato di Ruth era migliorato.
Poiché i recinti hanno in seguito subito un’inondazione, è scivolata e si è ritrovata immobilizzata nel fango. Per più di sei ore, i guardiani dello zoo hanno tentato disperatamente di liberare l’animale dalla sua faticosa posizione, in particolare con una Jeep. Quando sono riusciti finalmente a tirarla fuori di là, Ruth era già troppo indebolita.
Molto personale per ogni animale
Per il veterinario Guillermo Wiemayer, la morte dell’animale non ha tuttavia niente a che fare con un cambiamento di alimentazione, lo stress o il rumore. «Fintanto che sono sotto la nostra protezione, cerchiamo di offrire loro la migliore qualità di vita possibile», spiega, mentre Ciro, la giraffa orfana, tende la sua lunga lingua grigia verso il cibo.
Claudio Bertonatti ha accompagnato le sue denunce con video che attestano la presenza di ratti e di scarafaggi in diversi recinti. I gestori del parco riconoscono che i video sono stati registrati sul posto, ma che ciò è successo molti anni prima la presa in gestione del parco da parte della città nel 2016. Il cibo che resta all’aria aperta attira i ratti, è inevitabile, hanno spiegato. La direzione dell'ecoparco ha tentato tuttavia di venire a capo di questa problematica.
«Prima della morte della giraffa e del rinoceronte, il benessere degli animali non era mai stato al centro di alcuna critica», spiega l’incaricato del progetto comunale Gonzalo Pascual. Nel parco si prevede l’allestimento di moduli di apprendimento interattivi, di spazi verdi, oltre che di alloggi per gli animali che non possono essere trasferiti. «Qui, più di 130 persone si occupano del benessere degli animali», precisa Gonzalo Pascual. «L'ecoparco è il solo parco del mondo a utilizzare tanto personale per ogni animale.»
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