È bastata la presenza di Spike Lee come presidente di giuria al Festival di Cannes, che si apre stasera, per trasformare la conferenza stampa odierna in un comizio politico.
06.07.2021, 18:08
06.07.2021, 18:19
SDA
Prima il regista ha ricordato quando era venuto a Cannes con FA LA COSA GIUSTA nel 1989 : «Allora i giornali americani mi accusarono di istigare la violenza negli Stati Uniti con quel film, ma da allora nulla è cambiato nel mio paese. Basti pensare al solo caso di George Floyd. Di fatto i neri sperano ancora oggi di non essere cacciati come degli animali».
Poco dopo è arrivata un'appassionata domanda-appello di una giornalista della Georgia che ha raccontato la difficile situazione e repressione che c'è nel suo Paese rispetto a ogni tipo di militanza e come poi il 5 luglio le attiviste e gli attivisti delle comunità LGBT+ di Tbilisi siano stati attaccati senza alcuna presa di posizione da parte del Governo.
«Questo mondo è diretto da gangster senza morale, da bastardi senza scrupoli – ha risposto Lee -. Noi giuria siamo qui per criticare i film e voi giornalisti potete bene criticare queste cose e scriverne a più non posso».
La questione Covid
E ancora sul fronte politico il regista e giurato brasiliano, Kleber Mendonça Filho ha parlato dei morti per Covid nel suo Paese: «Sono morte centinaia di migliaia di persone per la pandemia e non sarebbe certo stato così se il governo avesse agito come doveva».
«Ho avuto solo 24 ore per decidermi, ma ho detto subito sì», ha dichiarato poi l'attore francese Tahar Rahim, mentre dal mitico attore coreano Song Kang-ho (Parasite) solo poche parole: «Quando ho ricevuto l'e-mail mi sono chiesto se si sarebbe fatto questo festival per il Covid, ma poi è accaduto e questo è un po' un miracolo».
Per la giurata Maggie Gyllenhaal (The Secretary), il festival offre la possibilità di rivedere finalmente i film in sala in questi tempi di pandemia, mentre per la cantautrice canadese Mylène Farmer ricevere questo incarico «è stato un onore e devo dire non ho esitato un attimo anche se sono piuttosto riservata».
L'arduo compito della regia
La giuria che quest'anno avrà il pesante compito di decidere tra 24 film è composta da più donne che uomini: esattamente cinque donne e tre uomini, di sette nazionalità diverse provenienti dai cinque continenti.
«In Austria – ha ricordato la regista Jessica Hausner – la prima volta che una donna ha guidato un autobus, le persone sono scese perché avevano paura, oggi non è più così, le cose sono cambiate». Infine, da segnalare la domanda fatta a Spike Lee sul convitato di pietra Netflix: «Il cinema e le piattaforme possono convivere – ha risposto. Un tempo si diceva che la tivù avrebbe ucciso il cinema, ma questo poi non è accaduto».