Questione controversa Lo storico statunitense: «Le bombe atomiche sul Giappone non erano necessarie»

SDA

1.9.2024 - 16:46

Le rovine di Hiroshima. (foto d'archivio)
Le rovine di Hiroshima. (foto d'archivio)
Keystone

«L'uso delle bombe atomiche da parte degli Stati Uniti sulle città di Hiroshima e Nagasaki, durante la Seconda Guerra Mondiale, non era necessario perché Washington sapeva che il Giappone intendeva arrendersi».

Ad affermarlo è lo scrittore Premio Pulitzer Kai Bird, autore del libro 'American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer' con lo storico Martin Sherwin, dal quale è stato tratto il film 'Oppenheimer', che racconta la vita del padre della bomba atomica.

Bird e Sherwin hanno pubblicato documenti ufficiali per sfidare la cosiddetta 'teoria della giustificazione' che prevale negli Stati Uniti, secondo la quale l'impiego degli ordigni nucleari sulle due città accelerò la resa del Giappone e risparmiò le innumerevoli perdite di vite che sarebbero state provocate da un'eventuale invasione del Paese, sia americane che giapponesi.

«Truman sapeva che il Giappone era sconfitto»

«Sappiamo che nell'estate del 1945 Harry Truman, il presidente degli Stati Uniti, leggeva i cablogrammi intercettati chiamati 'Magic' dei diplomatici giapponesi», ha spiegato Bird alla Kyodo. «A Truman furono mostrati dei messaggi telegrafici giapponesi intercettati tra Tokyo e il suo ambasciatore a Mosca, in cui si spiegava che il Giappone era militarmente sconfitto ed era necessario negoziare una resa – e che l'unico ostacolo alla pace era la garanzia che l'istituzione dell'Imperatore sarebbe sopravvissuta».

Il 12 luglio, sempre secondo la ricostruzione storiografica, il ministro degli Esteri giapponese Shigenori Togo inviò un cablogramma urgente a Naotake Sato, ambasciatore in Unione Sovietica, a nome del sovrano Hirohito, incaricandolo di chiedere a Mosca, che manteneva ancora un patto di neutralità con il Giappone, di mediare un processo di pace.

Un segnale all'Unione Sovietica

«Truman scrisse nei suoi manoscritti del 18 luglio, riassumendo il cablogramma, di aver ricevuto oggi un messaggio dall'Imperatore del Giappone che chiedeva la pace», continua Bird. «Da quel momento iniziò un vigoroso dibattito all'interno della Casa Bianca, il Dipartimento di Stato e gli apparati militari Usa se la richiesta potesse essere presa sul serio, e se i giapponesi si sarebbero arresi veramente se avessimo fornito questa garanzia sull'Imperatore».

Gli Stati Uniti sganciarono la prima bomba atomica su Hiroshima il 6 agosto 1945, provocando la morte di circa 140.000 persone. Tre giorni dopo, una seconda bomba fu fatta esplodere a Nagasaki, dove si stima persero la vita almeno 74.000 persone, in gran parte civili.

Bird aggiunge che l'amministrazione statunitense – che già guardava al dopoguerra – usò le armi atomiche contro il Giappone nell'apparente tentativo di dare un forte segnale anche all'Unione Sovietica. «C'erano alcuni consiglieri di Truman che sostenevano che dovevamo dimostrare di avere la bomba e usarla in modo plateale. E parte di questa argomentazione era che sarebbe stato bene usare l'arma atomica per porre fine alla guerra in Giappone, dando in questo modo anche un chiaro messaggio ai russi».