«Fun Feminism» L'umorismo nell'arte femminista al Kunstmuseum di Basilea

dosp, ats

22.9.2022 - 17:48

L'esposizione «Fun Feminism» nell'edificio Gegenwart del Kunstmuseum di Basilea vuole sfatare il pregiudizio che l'arte femminista sia a priori priva di umorismo. In mostra, 40 opere che dimostrano il contrario in un modo che va dal misterioso al crudamente satirico.

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«Ciao Bella» (2001), questo il nome del progetto video tricanale dell'artista sudafricana Tracey Rose, che attira l'attenzione su di sé nella grande sala nei pressi dell'entrata del museo. In una disposizione formalmente basata su una rappresentazione dell'Ultima Cena, si possono notare stereotipi femminili fortemente caricaturali.

Tra queste, un'attrice porno che si lancia in una posa sadica, accanto a lei una segretaria beneducata e una Maria Antonietta divoratrice di torte, o ancora una sirena accanto a una coniglietta che saltella in continuazione.

L'artista fa piazza pulita da una parte con l'Ultima Cena della Bibbia, dominata dagli uomini, e al contempo sopraeleva l'immagine delle donne all'assurdo. Si tratta di un atto femminista, che si può definire come umoristico o divertente – anche se la co-curatrice Maja Wismer nel corso della visita guidata odierna per la stampa ha rifiutato il termine «divertente» nel senso di umorismo da grasse risate.

L'umorismo da grasse risate quindi non si trova nella mostra, che si ispira alle due artiste basilesi Claudia Müller e Senam Okudzeto. Ma l'umorismo grossolano c'è. Come nell'opera «Advertisement» di Lynda Benglis. Nel 1974, questa pioniera dell'arte femminista pubblicò su una rivista d'arte seria una rappresentazione pornografica ancora oggi scioccante e troppo esplicita.

Umorismo a doppio senso

La maggior parte delle opere rimandano piuttosto ad un umorismo a doppio senso o autoironico rivolto al discorso femminista. Ad esempio la parete di arrampicata «Touch me – get high» di Aline Stalder, che piazza dei seni di diversa misura come prese. L'artista olandese Puck Verkade, invece, mette in scena una farsa sulla fine del mondo fra una mosca domestica e una casalinga impiegando patatine fritte giganti.

L'esposizione è andata a riesumare anche l'arte femminista prominente – con il leggendario «Pickelporno» di Pipilotti Rist o con un'opera di Cindy Sherman, in cui sabota il contenuto delle fotografie di moda per conto di un'azienda di moda.

Un grande nome dell'arte femminista è però assente nella mostra, cioè quello di Niki de Saint Phalle. Con l'opera «Fatebe Specere Mural», creata appositamente per l'occasione, l'artista Ebecho Muslimova ricorda però l'installazione «Hon» (1966) di Saint Phalle e Jean Tinguely – una cattedrale della femminilità, da cui si entra attraverso la vagina.

Tuttavia, la vagina della sua figura femminile non è un ingresso, ma offre una vista pittorica attraverso la parete del museo verso il Reno retrostante e la riva del Reno di Kleinbasel.

L'esposizione «Fun Feminism» si dimostra un tentativo riuscito di liberare l'arte femminista dal pregiudizio della mancanza di umorismo. Così come l'umorismo viene in fin dei conti percepito individualmente, non tutte le opere presentate fanno immediatamente ridere. Ma qua e là, gli artisti brillano per la loro capacità di rilasciare affermazioni piuttosto profonde attraverso battute e ironia.

La mostra «Fun Feminism» è visibile fino al 19 marzo 2023 nell'edificio Gegenwart del Kunstmuseum di Basilea.