Social Un anno dall'acquisto di Twitter da parte di Musk, tra alti e bassi

SDA

21.10.2023 - 17:16

La prima entrata di Elon Musk nel quartier generale di Twitter a San Francisco è plateale: "Let that sink!" disse, trasportando fisicamente un lavandino e giocando con la parola "sink", che vuol dire lavandino ma anche affondare. (Foto d'archivio)
La prima entrata di Elon Musk nel quartier generale di Twitter a San Francisco è plateale: "Let that sink!" disse, trasportando fisicamente un lavandino e giocando con la parola "sink", che vuol dire lavandino ma anche affondare. (Foto d'archivio)
Keystone

L'abbandono dello storico uccellino per un generico X, le spunte blu a pagamento, gli abbonamenti per combattere i profili fasulli e per monetizzare, la scomparsa della fonte nelle notizie.

E ancora: la sfida al rivale Mark Zuckerberg nelle arti marziali, la riammissione di Donald Trump e il faro acceso dall'Ue per la disinformazione. Sono le «montagne russe» di Elon Musk, come lui stesso le ha definite in una intervista alla Bbc, da quando un anno fa il 28 ottobre 2022, ha perfezionato l'acquisto dell'oramai ex Twitter per 44 miliardi di dollari. «Non vedo un futuro roseo per la piattaforma, regge solo perché non c'è ancora una valida alternativa», spiega all'ANSA Vincenzo Cosenza, esperto italiano di social media.

La prima entrata dell'uomo più ricco del mondo nel quartier generale di Twitter a San Francisco è plateale: «Let that sink!» disse, trasportando fisicamente un lavandino e giocando con la parola «sink», che vuol dire lavandino ma anche affondare. È solo l'inizio della seconda vita del social: il proprietario di Tesla e Space X fa subito fuori quattro top manager e licenzia 6000 dipendenti su 8500, poi azzera il team sicurezza e quello pubblicità, che cura il core business della società.

E al grido di «Vox populi Vox Dei» riabilita dopo un sondaggio tra gli utenti una serie di profili bannati, compreso quello di Trump. Ma non è l'unica iniziativa politica. Svela i Twitter Files sui segreti di Hunter Biden, il figlio del presidente Usa; attacca la Federal Reserve accusandola di essere «troppo lenta» ad abbassare i tassi d'interesse; deride Zelensky ("non chiede aiuti da 5 minuti") e si scontra con Berlino sulle Ong che aiutano i migranti in Italia. Senza contare i recenti botta e risposta con l'Ue dopo i richiami sulla disinformazione, all'indomani dell'attacco terroristico di Hamas.

La ricerca di un modello di business

In questa dimensione a tutto campo, Elon Musk è alla disperata ricerca di un modello di business per l'azienda. Ha messo a pagamento la spunta blu di verifica dei profili, generando confusione sull'autenticità degli stessi; punta su due nuovi piani di abbonamenti, uno più costoso senza gli annunci; strizza l'occhio alle criptovalute e ha detto più volte che lavora per portare le chiamate audio e video su X. Insomma, vorrebbe trasformare il social in una «app per tutto» come ha spiegato con il cambio di nome a luglio, esattamente come la cinese WeChat.

Non è chiaro però se questa strategia stia funzionando. Non ci sono dati certi sugli utenti che sarebbero 225 milioni, in calo rispetto ai 245 milioni di un anno fa (sono forse migrati verso piattaforme rivali come Threads di Meta, Mastodon e Blusky) anche se in Italia, secondo elaborazioni di Vincenzo Cosenza su dati Audicom, il social tiene e cresce.

Meno entrate pubblicitarie

Altro elemento preoccupante è la diminuzione delle entrate pubblicitarie. Secondo Reuters online, in Usa sono calate almeno del 55% su base annua da quando Musk ha acquistato la società. «X è un buco nero di valore», è il titolo di un articolo della testata che descrive le recenti interlocuzioni del Ceo Linda Yaccarino con le banche che detengono quasi 13 miliardi di dollari di debito della società.

«La gestione Elon Musk ha creato confusione negli utenti tanto che molti grandi inserzionisti hanno smesso di fare pubblicità e il traffico globale sembra essere diminuito del 14% nei 12 mesi della sua gestione secondo i dati degli analisti di Similarweb – spiega Cosenza – L'errore più grave è stato proprio smantellare il team che gestiva la piattaforma di advertising, unica vera fonte di reddito. Non vedo un futuro roseo, la piattaforma regge solo perché non c'è ancora una valida alternativa», conclude l'esperto.

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