Ordos avrebbe dovuto ospitare un milione di persone. Ma la maggior parte degli edifici è vuoto.
Il quartiere di Kangbashi sembra davvero una città-fantasma. Per lo meno, non ci sono imbottigliamenti.
Uno dei problemi di Ordos: gli edifici sono stati costruiti in fretta e risparmiando. Molti di essi cominciano già a cedere.
Secondo le stime, soltanto 5'000 persone vivono oggi a Kangbashi, un quartiere che si pensava dovesse rappresentare la casa per 300 000 persone.
Con la sua architettura spettacolare, il museo di Ordos avrebbe dovuto ospitare un grande centro culturale. Tuttavia, per ora il luogo non è stracolmo di visitatori.
Il fatto che Ai Wei Wei abbia coordinato un progetto immobiliare prestigioso non è bastato ad aiutare Ordos. Nel 2008, l'artista cinese aveva chiesto a 100 architetti di tutto il mondo di concepire ciascuno una villa di lusso. Avrebbe quindi voluto riunire le case in un quartiere della città. Questa foto è stata scattata nel 2011 e mostra un plastico del progetto al museo d'arte di Bregenz, in Austria.
Uno degli ultimi momenti importanti per Ordos: l'elezione di «Miss Mondo». Era il 2012: sette anni fa.
All'inizio del millennio, Ordos era considerata come la priorità assoluta per la Cina: la scoperta di importanti giacimenti di carbone nella regione avrebbe dovuto trasformare la cittadina della Mongolia Interna in una località importante.
Ovviamente, i minatori non possono permettersi di abitare a Ordos: in città i prezzi immobiliari sono estremamente elevati.
Una gigantesca città-fantasma in Cina cerca urgentemente abitanti
Ordos avrebbe dovuto ospitare un milione di persone. Ma la maggior parte degli edifici è vuoto.
Il quartiere di Kangbashi sembra davvero una città-fantasma. Per lo meno, non ci sono imbottigliamenti.
Uno dei problemi di Ordos: gli edifici sono stati costruiti in fretta e risparmiando. Molti di essi cominciano già a cedere.
Secondo le stime, soltanto 5'000 persone vivono oggi a Kangbashi, un quartiere che si pensava dovesse rappresentare la casa per 300 000 persone.
Con la sua architettura spettacolare, il museo di Ordos avrebbe dovuto ospitare un grande centro culturale. Tuttavia, per ora il luogo non è stracolmo di visitatori.
Il fatto che Ai Wei Wei abbia coordinato un progetto immobiliare prestigioso non è bastato ad aiutare Ordos. Nel 2008, l'artista cinese aveva chiesto a 100 architetti di tutto il mondo di concepire ciascuno una villa di lusso. Avrebbe quindi voluto riunire le case in un quartiere della città. Questa foto è stata scattata nel 2011 e mostra un plastico del progetto al museo d'arte di Bregenz, in Austria.
Uno degli ultimi momenti importanti per Ordos: l'elezione di «Miss Mondo». Era il 2012: sette anni fa.
All'inizio del millennio, Ordos era considerata come la priorità assoluta per la Cina: la scoperta di importanti giacimenti di carbone nella regione avrebbe dovuto trasformare la cittadina della Mongolia Interna in una località importante.
Ovviamente, i minatori non possono permettersi di abitare a Ordos: in città i prezzi immobiliari sono estremamente elevati.
La Cina si è regalata una città intera nella Mongolia Interna. Ma soltanto 5'000 persone vivono oggi nel quartiere di Kangbashi, concepito inizialmente per ospitare 300'000 abitanti.
All'inizio si pensava che, un giorno, nel quartiere di Kangbashi avrebbe vissuto un milione di persone. Era almeno questo l'obiettivo del governo cinese, quando lanciò il progetto di costruire la nuova città di Ordos, nel nord del Paese, all'inizio del millennio. Sono stati costruiti così grandi edifici, musei avveniristici, torri per uffici e strade a quattro corsie.
Ma il piano non è andato a buon fine. Oggi, a Kangbashi potrebbero trovare spazio 300 000 persone. Eppure, come spiegato dalla rivista «Focus», i residenti sono soltanto 5 000.
Il fatto che il quartiere abbia tutto ciò che serve, fuorché degli abitanti, è dipeso da una politica di sviluppo urbano sbagliata e alla megalomania dei dirigenti che l'hanno pianificata. All'inizio del millennio, infatti, furono scoperti nella regione di Ordos enormi giacimenti di carbone e di gas. Così, la città semi-deserta della Mongolia Interna divenne un centro in pieno sviluppo.
Ma gli edifici sono stati costruiti in fretta e risparmiando. Mentre i prezzi immobiliari erano troppo elevati per gli operai. Gli appartamenti sono stati così acquistati soprattutto da chi voleva semplicemente investire e non abitarvi.
È difficile verificare le cifre indicate da «Focus» in merito al numero di persone che vivono attualmente nel quartiere di Kangbashi. Altre fonti parlano di 20'000 o di 100'000 persone In ogni caso, gli abitanti devono sentirsi terribilmente persi in questa immensa città-fantasma.
Chernobyl, città-fantasma
Chernobyl, città fantasma
Grazie a un filtro a infrarossi, il fotografo Vladimir Migutin è riuscito a catturare delle immagini impressionanti di Chernobyl e della zona circostante: come questa foto di Duga, il sistema radar sovietico utilizzato per il rilevamento precoce di attacchi missilistici.
La grande ruota del parco di attrazioni di Pripiat, alta 26 metri, ha smesso di girare da 30 anni.
Sulla strada del ricordo, dei cartelli menzionano il nome di tutti i luoghi evacuati dopo la catastrofe nucleare.
Non ha visto assolutamente nessuno: ma nella zona, il fotografo Vladimir Migutin ha incrociato la strada di numerosi animali, come questa volpe un po' selvaggia, che i turisti hanno soprannominato Simon.
Da molto tempo non si suona più nella sala da concerti di Pripiat.
Anche le macchine da scontro della festa sono ferme per sempre.
Bellezza fatale: le vestigia del reattore accidentato sono confinate sotto questo sarcofago.
«The Bucket» è il nome dell'enorme pinza dell’escavatrice un tempo utilizzata sul sito contaminato dalla radioattività.
Un filobus arrugginito a Pripiat.
Prima della catastrofe nucleare di Chernobyl il 26 aprile 1986, circa 50'000 persone vivevano a Pripiat. Oggi, è una città fantasma.
Gli schiamazzi dei bambini nella piscina di Pripiat non sono più che un lontano ricordo.
Idem per il complesso sportivo.
La natura si è ripresa i suoi diritti.
Delle farfalle volteggiano in tutta calma, ignorando totalmente la tragedia del 1986.
All’epoca, le famiglie hanno dovuto abbandonare la regione rapidamente dopo la catastrofe. Restano solo alcuni testimoni silenziosi dell'esodo nucleare.
Vladimir Migutin (32 anni) si è specializzato nella fotografia a infrarossi, una tecnica che permette di far emergere i minimi dettagli.
Migutin vive in Israele: il suo viso nella zona vietata di Chernobyl è stato deciso all'improvviso.
Parchi divertimento in rovina
Parchi divertimenti in rovina
Al «Guega Lake Amusement Park», nello stato americano dell'Ohio, è da un po' di tempo che i vagoni delle montagne russe hanno smesso di circolare. Il parco di attrazioni ha accolto visitatori dal 1969 al 2000. Dal momento della sua chiusura, è sprofondato in una macabra letargia.
Anche solo il nome del «Bushkill Park», in Pennsylvania, fa venire i brividi.
Il «Joyland Amusement Park» di Wichita, nel Kansas, è rimasto in attività dal 1949 al 2004. Oggi, fa venire la pelle d'oca.
Fuggiamo! Questi resti del parco «Dinosaur World», nel Michigan, ci ricordano l'età dell'oro del parco tematico, che ha accolto i visitatori dal 1963 al 1999.
Nel parco «Land of Oz», nella Carolina del Nord, regna sempre un'atmosfera fatata. Il parco aveva aperto i battenti nel 1970, ma aveva finito per chiudere 10 anni dopo.
All'interno del «Guega Lake Amusement Park», anche la luce non è rassicurante.
Il parco di divertimenti «Dogpatch», in Arkansas, cade in rovina a vista d'occhio dal 1993.
La giostra del parco «Enchanted Forest», situata a Toledo, nell'Ohio, non gira da 10 anni. Il parco è rimasto aperto solo cinque anni.
Il parco «Six Flags», situato a New Orleans, in Louisiana, ha dovuto chiudere i battenti nel 2005, in seguito alle inondazioni provocate dall'uragano «Katrina».
Il «Disney's River Country Water Park», in Florida, aveva aperto i battenti nel 1976 per chiuderli di nuovo nel 2001. Per il momento, Disney è ancora chiuso. All'inizio degli anni 80, il parco era apparso sulle prime pagine dei giornali in seguito al decesso di un bambino: una rara ameba si era introdotta nel suo naso e si era fatta strada fino al suo cervello.
Il «Lake Shawnee Amusement Park», situato a Princeton, nella Virginia Occidentale, sarebbe maledetto dal momento in cui due bambini hanno trovato la morte. Il parco ha chiuso i battenti negli anni 60.
Il «Chippewa Lake Park», nell'Ohio, è rimasto in attività per esattamente 100 anni, dal 1878 al 1978. Da quel momento, la natura ha ripreso possesso del sito.
Anche l'Europa ospita dei parchi divertimenti particolarmente macabri: un tempo, lo «Spreepark Berlin» era l'unico parco di attrazioni della RDA. Nel 2002, ha fatto fallimento e ha dovuto chiudere i battenti. Berlino vorrebbe trovare una nuova utilità al sito.
Dopo di noi, l'apocalisse: dal 1956 al 2008, il «Fun Spot Amusement Park and Zoo», situato ad Angola, nell'Indiana, era un luogo in cui regnava il buonumore. Un'atmosfera apocalittica si è ormai impadronita dei luoghi.
Il parco «Six Flags» a New Orleans, Louisiana.
«Disney's River Country water park», Florida.
Il parco «Six Flags» a New Orleans, Louisiana.
Il parco «Six Flags» a New Orleans, Louisiana.
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