Spazio Visto il buco nero supermassiccio oscurato dalla polvere

SDA

16.2.2022 - 18:46

È stato visto per la prima volta il buco nero supermassiccio che si nasconde dietro l'anello di polvere cosmica al centro della galassia Messier 77, che si trova a 47 milioni di anni luce nella costellazione della Balena. 

Vista della galassia «Messier 77», nel cui centro si trova un «nucleo galattico attivo».
Vista della galassia «Messier 77», nel cui centro si trova un «nucleo galattico attivo».
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La scoperta, guidata dall'Università olandese di Leiden e pubblicata sulla rivista Nature, conferma la teoria elaborata circa 30 anni fa sui ‹nuclei galattici attivi›, fonti estremamente energetiche alimentate da buchi neri supermassicci e posizionate al centro delle galassie.

A vedere il buco nero nascosto nel cuore della galassia Messier 77 è stato il Very Large Telescope (Vlt), telescopio dello European Southern Observatory (Eso).

I buchi neri si nutrono di enormi quantità di polveri e gas che, prima di cadere all'interno, rilasciano straordinarie quantità di energia, spesso oscurando tutte le altre stelle della galassia. Questi oggetti sono stati individuati per la prima volta negli anni 50 e adesso i ricercatori guidati da Violeta Gámez Rosas hanno fatto un passo avanti nella loro comprensione.

Utilizzando lo strumento Matisse (Multi AperTure mid-Infrared SpectroScopic Experiment) del telescopio Vlt, gli autori dello studio hanno potuto scansionare nell'infrarosso il centro della galassia, nota anche come NGC 1068. Le immagini così ottenute hanno messo in luce i cambiamenti di temperatura nelle nubi di polveri che circondano il buco nero, permettendo di localizzarlo con precisione.

«La vera natura delle nubi di polveri e il loro duplice ruolo, sia nell'alimentare il buco nero, sia nel determinare l'aspetto di questi oggetti osservati dalla Terra, è stata una questione centrale nello studio dei nuclei galattici attivi negli ultimi 30 anni», osserva Gámez Rosas. «Tante domande restano ancora senza risposta ma ora – prosegue la ricercatrice – abbiamo una conferma del fatto che la polvere può anche oscurare completamente alcuni buchi neri, rendendoli più difficili da individuare».