Mobilitazione di artistiWe are the World, sono 35 anni
ATS
7.3.2020 - 17:03
Una coincidenza per dare speranza. Nei giorni in cui il mondo è impaurito davanti all'emergenza coronavirus, si celebrano i 35 anni della prima grande mobilitazione di artisti a favore di una buona, ottima causa.
Il 7 marzo 1985 usciva «We Are The World», un brano scritto a quattro mani da Michael Jackson e Lionel Richie, con la produzione di Quincy Jones, che aveva il nobile obiettivo di raccogliere fondi per l'Etiopia affamata da una carestia devastante.
In 45 risposero all'appello, superstar come Bruce Springsteen, Tina Turner, Stevie Wonder, Bob Dylan, Ray Charles, Cyndi Lauper, Diana Ross non si tirarono indietro e presero parte a «Usa for Africa» (dove Usa stava per «United Support Artists»). Un incasso da 100 milioni di dollari con oltre 20 milioni di copie (che ne fece all'epoca il brano più venduto nella storia), riconoscimenti anche a livello musicale con 4 Grammy Award conquistati (tra cui quello come Canzone dell'anno) e un brano che è rimasto nella storia della musica (indimenticabili anche le immagini ormai un po' sgranate ma piene di nostalgia dallo studio di registrazione, con i cantanti che, spartiti alla mano e cuffie alle orecchie, si danno il cambio davanti al microfono – un video che su YouTube oggi ha quasi 500 milioni di visualizzazioni).
La grande iniziativa di We are the world prese il via dopo che qualche mese prima in Gran Bretagna Bob Geldof aveva messo in piedi il progetto Band Aid, per realizzare un brano a scopo benefico contro la fame in Africa, dove la carestia aveva ucciso quasi un milione di persone tra il 1983 e il 1984. Il pezzo, intitolato Do They Know It's Christmas?, raccolse diversi milioni di sterline in breve tempo. Fu Harry Belafonte a spingere così anche gli artisti afroamericani a fare qualcosa. La reazione a catena portò in poche settimane alla realizzazione di We are the world: il brano venne registrato in una sola notte a Los Angeles, il 28 gennaio, nel segreto più assoluto per evitare che folle di fan si accalcassero fuori dagli studi. Partecipò, come ispiratore dell'iniziativa, anche lo stesso Bob Geldof che insieme a Dan Aykroyd (canadese), era l'unico non statunitense.
A luglio del 1985 i due progetti incrociarono le loro strade: il brano, interpretato per la prima volta dal vivo, fu la chiusura del «Live Aid» organizzato da Bob Geldof tra Londra e Philadelfia.
Alla canzone fece seguito un album omonimo, che a sua volta vendette circa 3 milioni di copie. L'album includeva, tra gli altri, Tears Are Not Enough, frutto di un altro progetto di beneficenza di un altro supergruppo canadese, i Northern Lights. All'album partecipò anche Prince, che aveva declinato l'invito per il 45 giri, con il brano 4 the Tears in Your Eyes.
We are the world, negli anni, è stata interpretata più volte: una delle più emozionanti è sicuramente quella del 7 luglio 2009, al funerale pubblico per Michael Jackson, morto il 25 giugno 2009, allo Staples Center di Los Angeles. Il brano fu intonato da tutti gli artisti presenti (Lionel Richie, Mariah Carey, Usher, Brooke Shields, Kobe Bryant, Magic Johnson, tra gli altri).
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