UEAll'ombra del Moscagate nuova grana per von der Leyen
SDA
1.4.2024 - 20:29
Voice of Europe – la piattaforma accusata dalle autorità ceche di essere la cinghia di trasmissione della propaganda russa in vista delle europee – contrattacca.
01.04.2024, 20:29
01.04.2024, 20:59
SDA
In un lungo «j'accuse» postato su X (il sito infatti è oscurato) evoca «la caccia alle streghe», il «maccartismo» e il massimalismo «globalista», che vuole silenziare ogni dissenso.
Nel specifico, definisce «una fantasia» i finanziamenti di Mosca e bolla come «speculazioni selvagge e accuse assurde» le ipotesi di pagamenti ai parlamentari europei «per diffondere narrazioni pro-russe». Se questo scandalo rischia di lambire nuovamente il Parlamento Europeo, che sta valutando il da farsi, meglio non va alla Commissione Europea: per la presidente Ursula von der Leyen si preannuncia una nuova tegola in chiave «Pfizer-gate».
L'indagine aperta dalle autorità belghe sullo scambio di messaggi tra la presidente Ursula von der Leyen e l'amministratore delegato del colosso farmaceutico, che portò poi alla maxi-commessa di vaccini contro il Covid, è passata infatti nelle mani della Procura Europea (EPPO). Le indagini, riporta Politico, sono per «interferenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di SMS, corruzione e conflitto di interessi». Nessuno, va sottolineato, è stato ancora accusato in relazione al caso. Ma rientra perfettamente nella narrazione «élite contro il popolo» alla Voice of Europe. «Non ci piegheremo», strilla ad esempio la testata accusata di legami col Cremlino annunciando «azioni legali» contro la Repubblica Ceca.
Già, perché Voice of Europe ha sede a Praga e sono stati proprio i servizi segreti cechi a lanciare l'allarme, trasmettendo informative ai colleghi di mezza Europa, allargando le indagini a Belgio, Germania, Francia, Polonia, Paesi Bassi e Ungheria.
Mosca avrebbe cercato di usare gli eurodeputati
La trama d'influenze, stando a quanto trapelato finora, sarebbe semplice: attraverso Voice of Europe – foraggiato e manovrato dall'oligarca ucraino filo-russo Viktor Medvedchuk, uomo del cerchio magico di Vladimir Putin – Mosca avrebbe cercato di usare gli eurodeputati intervistandoli a pagamento. Tra loro – stando alle indiscrezioni di media cechi e olandesi – vi sarebbero esponenti del Rassemblement National di Marine Le Pen, dell'ultradestra fiamminga del Vlaams Belang, ma anche di Alternative fuer Deutschland, tutte formazioni della galassia sovranista date in testa ai sondaggi in vista del voto.
Ora, le indagini (confermate dal primo ministro belga Alexander De Croo) sono appena all'inizio e resta ancora molto da capire. Secondo una fonte bene informata i pagamenti russi erano per lo più per funzioni sociali come discorsi alle cene o per apparire in forum di discussione, piuttosto che direttamente collegati al voto su determinate questioni o in generale ai lavori parlamentari. «Si tratta di disinformazione e non di spionaggio», ha dichiarato la fonte al Financial Times.
Detto questo, per l'Eurocamera, dopo il Qatargate, sarebbe un altro colpo alla sua immagine, specie a pochi mesi dalle urne. «Non è ancora chiaro fino in fondo che cosa sia successo ma l'allarme appare fondato e ci preoccupa», spiega all'Ansa il capodelegazione del Partito democratico italiano, Brando Benifei.
«L'infiltrazione russa nella campagna elettorale europea è qualcosa che però purtroppo non ci sorprende. Nell'attesa di capire meglio tutti i contorni, spero che tutte le forze politiche vogliano reagire con la giusta fermezza di fronte a questi rischi per il buon andamento della democrazia europea», aggiunge.
Medvedchuk sanzionato dalla Repubblica Ceca
Intanto Medvedchuk è stato sanzionato dalla Repubblica Ceca, che ha poi annunciato di voler chiedere all'Ue di fare altrettanto. Padrino di una delle figlie di Putin, è soprannominato anche il Mazzarino della politica ucraina in virtù del suo ruolo di capo del gabinetto dell'ex presidente Leonid Kuchma, prima, e di oligarca con le mani in pasta nei media, poi.
Fondatore del partito filorusso «Piattaforma Pro-Vita», venne arrestato dopo l'invasione del 2022 – a quanto pare il piano di Putin era di metterlo al posto di Zelensky, alla guida di un governo fantoccio – e scambiato con i veterani del battaglione Azov, catturati dai russi a Mariupol (ora vive in esilio a Mosca).