IranAllarme di Israele su Raisi, 'Gli Stati Uniti fermino i negoziati'
SDA
20.6.2021 - 17:36
L'Iran torna ai colloqui sul nucleare a Vienna affermando che non si è «mai stati così vicini a un accordo», ma spetta alle controparti fare un ultimo sforzo.
20.06.2021, 17:36
20.06.2021, 17:40
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Il giorno dopo l'elezione di Ebrahim Raisi, Teheran sembra far leva sui timori dell'Occidente invitandolo a far presto per arrivare ad un'intesa prima dell'insediamento del presidente fondamentalista. Ma Israele avverte che proprio questo «campanello d'allarme» deve indurre americani ed europei a chiudere con Teheran.
Intanto in Iran si accende il dibattito sull'astensione al voto, la strada scelta da molti per protestare contro l'esclusione dei maggiori candidati rivali di Raisi, non solo tra i riformisti ma anche tra i conservatori. Ieri era stato diffuso il dato ufficiale sull'affluenza, pari al 48,8% a livello nazionale, il più basso per un'elezione presidenziale nella storia della Repubblica islamica.
Oggi il quartier generale elettorale ha reso noto che nella capitale Teheran il tasso di astensione è arrivato a toccare il 74%. Una notizia sufficiente a risvegliare il fronte riformista, con i media di questo schieramento che avanzano dubbi anche sul dato relativo all'intero Paese. Di segno opposto le contestazioni ai conteggi provenienti dal fronte conservatore, che saluta come un trionfo la vittoria di Raisi. L'agenzia Tasnim, per esempio, afferma che la partecipazione è stata in realtà superiore al 50%.
Sul piano internazionale tutti gli occhi sono puntati sulle ripercussioni che la vittoria di Raisi potrà avere sui negoziati indiretti con gli Usa in corso a Vienna per il rientro di Washington nell'accordo sul nucleare del 2015, da cui l'amministrazione di Donald Trump uscì tre anni dopo imponendo pesantissime sanzioni che stanno strangolando l'economia iraniana.
Ieri il presidente uscente Hassan Rohani aveva detto di sperare che l'accordo possa essere concluso prima dell'insediamento del suo successore, il 3 agosto, consentendo la revoca delle sanzioni e il ritorno dell'Iran al pieno rispetto dei limiti imposti dall'intesa. «Siamo vicini ad un accordo, ma è ora che le altre parti prendano una decisione», ha detto il capo negoziatore iraniano, Abbas Araghchi, prima che a Vienna si aprisse una nuova sessione dei negoziati. «Tutti i documenti sono quasi pronti – ha assicurato Araghchi – e dopo l'incontro di oggi i negoziatori sospenderanno i colloqui per ritornare alle loro capitali per le decisioni da prendere».
Il Dipartimento di Stato, nella sua prima reazione all'elezione di Raisi, ha inviato a Teheran un messaggio distensivo, affermando che gli Usa sono pronti a continuare le trattative. Ma durissimo è stato Israele. Per il neo primo ministro Naftali Bennett, l'ascesa alla presidenza di Raisi è un «campanello d'allarme» che deve svegliare l'Occidente e convincerlo a chiudere ogni possibilità di un ritorno all'intesa sul nucleare. Bennett ha affermato che quella di Raisi non è stata un'elezione ma una «nomina» della Guida suprema Ali Khamenei e ha definito il futuro presidente come il «carnefice di Teheran», riferendosi alle accuse di molti oppositori a Raisi di aver fatto parte delle cosiddette 'commissioni della morte' che alla fine degli anni '80 mandarono all'impiccagione migliaia di detenuti politici.
A gettare benzina sul fuoco è arrivato oggi l'esultanza per la futura presidenza di Raisi del leader dell'Hezbollah libanese Hassan Nasrallah, uno dei principali esponenti del cosiddetto 'asse della resistenza', cioè la rete di milizie regionali sostenute da Teheran e governi alleati dell'Iran, come quello siriano, ostili a Israele. «La tua vittoria ha rinnovato le speranze del popolo iraniano e dei popoli della regione che ti vedono come uno scudo e un sostenitore della resistenza contro gli aggressori», ha affermato Nasrallah nel suo messaggio di congratulazioni a Raisi.